Felpa – Tregua (Sussidiaria/Audioglobe)

album Tregua - Felpa

Continuano le elucubrazioni sonore di Daniele Carretti, continuano all’insegna della sperimentazione notturna in grado di trasportare l’ascoltatore attraverso mondi lontani, contando sul senso di appartenenza con un qualcosa di latente e soprattutto interiore capace di scardinare l’immediatezza di una musica d’autore aggiungendo sostanze in post rock e delay ambient regalando alla scena distorsioni e sintetizzatori capace di concludere un’ipotetica trilogia discografia partita con Abbandono, proseguita con Paura e arrivata a Tregua in un sodalizio con un respiro profondo che abbraccia tutto il tempo per come lo conosciamo. I testi sono diretti, semplici, ma non banali, si sposano bene con la musica che accoglie passando facilmente da atmosfere shoegaze fino ad incontrare i silenzi d’autore e la calma apparente che ricorda i lavori di Santo Barbaro o del solista Pieralberto Valli. Le canzoni proposte sono intrise di significati naturali, Svegliarsi, Ancora, Illumina, Dormire sono solo alcuni dei momenti più interessanti di un disco che chiude un cerchio, ma apre la mente a tutto ciò che per noi può essere segreto, nascosto e celato quotidianamente agli occhi.

Felpa – Paura (Sussidiaria / Audioglobe)

Essere così lontani, su di un pianeta deserto e ascoltare il silenzio che ti inonda e ti include in qualcosa che non riesci a spiegarti, a cui non riesci dare un significato palese, ma ti può far ricordare quanto maestosa può apparire attorno a te la galassia, oscura, perduta, fioca di luce e priva di sorrisi.

Paura segue Abbandono, e Paura è anche il nome del nuovo disco di Felpa, Daniele Carretti, degli Offlaga Disco Pax e Magpie, che si cimenta in una prova discostante, lisergica ed eterea in cui il cantato si sovrappone segnando linee melodiche in testi che parlano della paura di affrontare il mondo, quasi fosse un tuffo da un trampolino esistenziale, dove i ricordi si fanno vivi, veri; apparente certezza di un mondo che forse non ti appartiene più.

Daniele parte in sordina con la strumentale cavalcata Buio, che via via si apre per dare spazio al cantato sonoro di Inverno e scorrendo traccia dopo traccia fino a contemplare la luce.

Discesa e salita verso il soprannaturale che non è mai stato così naturale come ora, tra incursioni islandesi di post rock fino a comprimersi elegantemente in frame di fotografie da applicare nell’album della vita.

Ecco allora che dentro al packaging appare un frame, vuoto, una foto scattata o che ha bisogno di essere scattata, come fosse un ricordo a cui dare un nome, come fosse musica da ammirare in rigoroso silenzio.