Tiziana Felle – Boundaries (Faro Records)

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Una sintonia indiscutibile con il mare attraversa coscienziosa l’orizzonte che ci circonda immedesimando parole e suoni a ricoprire di bellezza senza fine i nostri pensieri, il nostro rimanere a galla. Propensione verso l’alto e l’ignoto, capacità di scardinare oltre l’eseguibile, sensazioni di pura meraviglia per un incanto che si respira pezzo su pezzo. Tiziana Felle approda su lidi solitari dove una voce più unica che rara intesse trame di mistero capaci di scavare nei labirinti contorti della nostra vita innumerevoli volte, senza mai stancare, osando e perpetuando un’idea mistica di pura verità. Boundaries è un disco che parla da solo, moltiplica le aspettative e unisce un jazz sperimentale ad un pop elettronico di classe capace di creare mondi all’interno di altri mondi, territori da esplorare, spaccati di realtà da intraprendere e custodire. Suoni puri per nove pezzi omogenei e compiuti, canzoni in divenire per sognatori eterni.


The Pier – s/t (Faro Records)

L'immagine può contenere: cielo e spazio all'aperto

Improvvisazioni sonore che si ritraggono dal fondale azzurro cielo per andare a colpire la notte nei suoi punti più nevralgici intessendo trame geometriche consequenziali, quasi prive di logica e sulfuree occasioni di rimembrare una ventata ariosa di indie rock contaminato a dovere, difficile da incasellare, difficile da descrive e in grado di porsi da tramite essenziale nei confronti di un mondo in rovina, aggiustando il tiro e incrociando sonorità che si dispiegano e rendono gli arrangiamenti sostanziosi, mirati e prorompenti, per un disco senza titolo quello dei The Pier, un disco che travalica il sogno e travalica il quotidiano, lontano da forma consuete di inscatolamenti pop e vicino a forme sonore soggettive impreziosite da un’introspezione che culmina in pezzi come Exit Flowers o la finale Pier per un album da leccarsi i baffi in questo finale di anno, un album così categorico da non poter essere ricondotto a nulla se non alla mente contorta e in continuo divenire di questa band pugliese che stupisce rinvigorendo il passato rock stantio e primordiale.

Habitat – MaiPersonalMood (Faro Records)

Essere lontani da casa e raccontare di un mondo diverso, poco conosciuto, in attesa di nuovi sviluppi e soprattutto un mondo capace di darti capacità espressive che si dipanano lungo brani di pop elettronico cantati in italiano tra geometrie essenziali e sbilenche, un mondo che non di certo appare invitante, ma che sicuramente regala possibilità mai fini a se stesse.

Un lavoro molto elettro indie quindi che non sfigurerebbe di certo nel panorama nazionale anzi un disco che convince sin dalla prima Ego per capacità di divincolarsi dal già sentito per formulare una tesi del tutto soggettiva, del tutto originale, quella forte capacità di raccontare un mondo attraverso il viaggio, attraverso il volo di un aereo, attraverso le nuvole che scompaiono oltre l’orizzonte.

Ecco allora che la band di Francesco Allegro sa ricomporre i colori grazie ad un’essenzialità di fondo che ambisce ad essere voce portante nel panorama indie pop italiano, un disco fatto di sogni e speranze celate, un disco di sussurri e voli pindarici, di gesti metropolitani e di città nascoste allo scorrere dei giorni.