LIM – Higher Living (La Tempesta International/Factory Flaws)

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Evoluzioni sonore stranianti e atmosferiche involuzioni elettroniche capaci di perpetuare ad arte capacità, bellezza, incanto in una formula del tutto particolare che attraversa il lounge bar all’interno della nostra mente per calarsi nel pubblico e nella performance sempre più evidente di Sofia Gallotti in arte LIM, una musicista importante, una persona in grado di captare le esigenze disturbanti e malinconiche di un giorno qualunque trasformandolo in un qualcosa di davvero interessante, di davvero unico e imprescindibile. Dopo il successo dell’Ep Comet, il nuovo Higher Living vibra ancora di bellezza autentica e sostanza da mantenere nel tempo. All’interno di questo mini LP possiamo sentire gli echi di James Blake e dei Lali Puna, ma la concezione materica del tutto è sviluppata su più piani elettronici che rendono un’idea di composizione davvero unica e permette alla musicista di raggiungere apici introspettivi che fanno presa fin dal primo ascolto. YSK è l’apertura coinvolgente che prospetta un proseguo naturale in Rushing Guy e via via discosta e scopre nuovi mondi in pezzi come Wet Gold o Let it be per un album dove la sperimentazione è parola principale e dove l’armonia suadente prende il posto di ogni cosa.

Han – The Children (Freecom/Factory Flaws)

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Stanze dentro a stanze pieni di rimandi enciclopedici ad un alternative elettronico e sospeso, affilato nel dream pop e nel trip hop in un sostenere una voce sublime nell’ entrare nelle viscere del nostro essere persone quanto tali affermandosi in un bisogno di raccontarsi attraverso pezzi che narrano e si fanno svolta. Han ci regala un esordio importante, quattro canzoni che possono essere anche quattro singoli con le corrispettive versioni riadattate da artisti come i padovani Klune o dal progetto elettronico Safe Shelter, senza tralasciare The Children rivisitata da Daykoda e 1986 da dj Kharfi con il fiorentino Greg Haway. La nostra giovanissima autrice ingabbia le inquietudini di un’età attraverso un’eterea visione d’insieme che ricorda le peripezie di Francesca Amati con gli Amycanbe o gli internazionali Lali Puna dipingendo stanze e affreschi che si fanno narrazione preponderante nel frastuono di ogni giorno, incasellando singolarmente i suoni distinti nitidi e necessari alla costruzione di queste architetture in divenire, quasi mistiche e di certo eleganti nella loro complessità. Bellezze che escono e si consegnano quindi, perle in quantità ridotta da riascoltare in modo ipnotico più volte attentamente.