Eugenio in via di gioia – Tutti su per terra (Libellula)

Continua la ricerca sonora di una delle band live più promettenti del nostro panorama, continua la ricerca in nome di un costante richiamo a tutto ciò che ci fa ballare, ci fa scuotere dentro e nel contempo ci fa riflettere in nome di un qualcosa che risiede dentro di noi e si affaccia prepotentemente nella realtà di tutti i giorni. Gli Eugenio in via di Gioia sono tornati con un album corale davvero curato, merito di Fabio De Rizzo, già con Dimartino e Niccolò Carnesi, merito di Marco Libanore e merito anche di questo gruppo che ha fatto della vivacità in musica una chiave per sfondare porte aperte attraverso un suono d’autore davvero particolare. Una band indissolubilmente legata al cantautorato quindi, ma con lo sguardo proteso a creare un disco collocato ai giorni nostri dove umano, natura e tecnologia si incontrano e si scontrano, sottolineando condizioni e rivoluzioni cantate a squarciagola attraverso uno spaccato neo folk che ben si sposa con la modernità, curandone particolari e intessendo trame perdute in nome di un amore nei confronti dei  legami che si fa sentire e si fa percepire lungo tutte le nove tracce che compongono il disco. Ciò che ne esce da tutto questo sono canzoni da imparare a memoria, dove la banalità è sostituita dalla bellezza e dove i giochi della quotidianità si soffermano a riflettere sull’essenza stessa dei rapporti umani.

Eugenio in via di Gioia – Lorenzo Federici (Libellula/Audioglobe)

Scanzonati in una giornata di sole a correre lungo gli ombrelloni della costa, tra natura incontaminata e pubblico presente, ma non affollante, carico di quella capacità di farti sentire a casa in un posto che non è più tuo.

Dissacranti e avvolgenti li definirei intarsiati di quella capacità prettamente acustica di creare melodie vincenti che si ritrovano a far capolino con un cantato essenziale e non trascendentale per arrivare diritto al punto, alla conclusione, al concetto che si dirama lungo i 10 + 1 brani che compongono Lorenzo Federici il primo album di Eugenio in via di Gioia.

Testi semplici quindi, ma mai scontati dove il cantato avvolge le storie e come per magia le racconta, le spiega, le fa proprie fino a regalarle a chi ascolta o almeno a regalarle ancora a chi qualcosa vuole ancora ascoltare.

Infatti questo sembra un disco di trascorsi felici, ma dentro possiamo trovarci introspezione e la malinconia per qualcosa che non funziona, che non va come vorremmo andasse, che si perde per poi ritrovarsi in un cerchio continuo a formare la vita.

Ecco allora che la canzone d’autore di Gaber e Jannacci si scontra con la delicatezza di De André e De Gregori a ricreare una torta dai molti strati, dove le ciliegine sono proprio questi giovani torinesi che confezionano un lavoro esemplare, fresco e convincente.