Erica Romeo – Beyond the nettles burn (Autoproduzione)

Disco labirintico capace di sovrapporre emozioni non scontate con ambiti e ambienti da riscoprire in paesaggi indefiniti e risollevati dalla forza delle velature dell’acquarello e delle incursioni elettroniche che danno un senso maggiore ad un album che viaggia lontano, alza il tiro e si affaccia alla musica d’oltreoceano, mantenendo un costante equilibrio con una capacità di scrittura davvero notevole e con una musicalità di ampio respiro in grado di dare un tocco di modernità a fraseggi essenziali; una musica pop di grande eleganza, ben studiata e sopraffina.

Questo di Erica Romeo è un EP costruito con gran classe, tutto ruota attorno ad un concetto evolutivo che deriva dall’anima di una cantantessa che incrocia l’introspezione di Lana Del Rey con le solitudini di Natasha Khan delle Bat for lashes in sali scendi di emozioni ben illustrate attraverso pezzi simbolo come You’re gonna go e Paradise, ad identificare un trip hop accogliente e a cuore aperto per sette pezzi completamente diversi dai precedenti, evoluzione sostanziale di uno stile che non si ferma, ma anzi, trova nei vissuti quotidiani un modo diverso per sopravvivere.

Erica Romeo – White Fever (Autoproduzione)

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Elettro rock dalle venature folk impreziosite da gemme artistiche che trasportano volontà e aspirazioni in un contorcersi di vibranti armonie cantate in inglese che si fanno ricordare e accennano all’oltreoceano come fosse pane quotidiano, un incalzare, un innalzarsi di quota  per raggiungere vertiginose altezze.

Un piccolo ep, un concept album che racconta e getta le basi per una solidità da mantenersi in futuro, un ritmo importante, ambientazioni elettroniche che portano a raccontare di un uomo bianco febbricitante nel distruggere tutto il mondo attorno, questo in White Fever per poi passare a Secret nel riscoprire la vita partendo dagli occhi di un bambino, un innocente visione del mondo fatto di ricordi su cui ancora sperare.

Graduate Shadings parla di un amore malato, un amore da cui non ci si può staccare e imperterriti si tenta giorno dopo giorno di creare la vita dove qualcosa di fondo manca ed è assente, via via che il disco si apre lascia spazio alla ballata Bonnie e Clyde e al singolo Little corner dove qui l’amore ritorna sottoforma di albero vitale che da frutti rigogliosi.

Nel finale Secret Reprise: un’infanzia che non vuole finire.

Un disco che è un puzzle emotivo, un album che raccoglie dei vissuti e li consegna all’ascoltatore come fossero petali di un fiore, quel fiore che ci appartiene e che tentiamo giorno dopo giorno di far sopravvivere.