Tugo – Giorni EP (Autoproduzione)

TUGO: "GIORNI" è il nuovo EP in anteprima streaming esclusiva su Tuttorock - TuttoRock Magazine

Canzoni che scorrono veloci. Canzoni che prendono spunto da un underground targato ’90 in bilico tra Placebo e Smashing Pumpkins incrociando post punk e The Smiths per un rock veloce e incisivo. Arrivano i Tugo con un piccolo disco spontaneo capace di andare oltre le mode del momento e catalizzando un’urgenza di recuperare parole e frasi  da dire perse nei giorni di questi tempi incerti. Un lavoro durato due anni. Una rinascita dalle ceneri dell’esistenza che ha portato i nostri alla creazione di un insieme di pezzi in grado di raccontare momenti che forse non torneranno più, ma che in qualche modo sono parte necessaria per il nostro intero vivere. Quattro pezzi soltanto. Quattro pezzi che aprono con la title track passando per Mani, Nessuno vuole bene al bassista e chiudendo il cerchio con la meditativa Dottore per un’esplosione veloce di fulmini e concretezza per un esordio che fa ben sperare.


Han – The Children (Freecom/Factory Flaws)

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Stanze dentro a stanze pieni di rimandi enciclopedici ad un alternative elettronico e sospeso, affilato nel dream pop e nel trip hop in un sostenere una voce sublime nell’ entrare nelle viscere del nostro essere persone quanto tali affermandosi in un bisogno di raccontarsi attraverso pezzi che narrano e si fanno svolta. Han ci regala un esordio importante, quattro canzoni che possono essere anche quattro singoli con le corrispettive versioni riadattate da artisti come i padovani Klune o dal progetto elettronico Safe Shelter, senza tralasciare The Children rivisitata da Daykoda e 1986 da dj Kharfi con il fiorentino Greg Haway. La nostra giovanissima autrice ingabbia le inquietudini di un’età attraverso un’eterea visione d’insieme che ricorda le peripezie di Francesca Amati con gli Amycanbe o gli internazionali Lali Puna dipingendo stanze e affreschi che si fanno narrazione preponderante nel frastuono di ogni giorno, incasellando singolarmente i suoni distinti nitidi e necessari alla costruzione di queste architetture in divenire, quasi mistiche e di certo eleganti nella loro complessità. Bellezze che escono e si consegnano quindi, perle in quantità ridotta da riascoltare in modo ipnotico più volte attentamente.

Riverweed – Full Moon (New Model Label)

Nati sulle rive del Sile e pronti a sfociare nell’Adriatico e oltre i Riverweed, duo composito fatto di chitarra e batteria, amplifica le visioni lagunari ed estende la passione musicale con occhio di riguardo nei confronti del delta del Mississippi, blues concentrico, garage rock e amarezza bruciata dalla rabbia capace di creare vincoli da scardinare in un approccio immediato e distorto fatto di rimandi al passato e concretezza da vendere fin dal primo ascolto. Un Ep di sei pezzi, un album che ha il sapore del presagio e che si differenzia per una spontanea attitudine a ricreare suoni di superficie che ben disorientano su di un palco legnoso e ricoperto di luci da far vibrare fin dalle prime battute, da The mole fino a Flower dust, passando per inni come Barefoot blues o l’altra centrale Homo Sapiens. I Riverweed consegnano agli ascoltatori un mix di sudore ambivalente per palati esigenti, ma non solo, il gruppo trevigiano ci lascia il sapore di un qualcosa che sta esplodendo come sassi di granito gettati al suolo.

Doris – Doris (Autoproduzione)

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Suoni in divenire che producono un rock sospirato e sospinto capace di affilare le lame attraverso arpeggi cosmici in grado di dare un senso a questa breve produzione di sostanza. I Doris, band post rock di Taranto, ingabbia la potenza espressiva in codici fruibili e di significato e produce l’effetto farfalla ingaggiando una prova con il tempo che abbiamo dinnanzi lo fa in modo ispirato e in direzione contraria, lo fa con riverberi che coprono l’arco totale dei pezzi presenti come arcobaleni in grado di dipingere i sogni più nascosti dentro di noi. Quello che ne esce è un album di quattro tracce davvero importante, una piccola summa di un pensiero che a mio avviso darà le giuste soddisfazioni e imprimerà con forza la giusta passione e il giusto pathos emotivo ad una band che ha ancora notevoli carte da giocare sul tavolo della vita.

Pulsatilla – Pulsatilla Ep (Autoproduzione)

Suoni vintage  e ben delineati che afferrano la possibilità di ascoltare chitarre lucide pulite, ma taglienti in grado di scaraventare a fondo l’incomprensione dei tempi per dare vita, per dare sfogo ad un ep di dream pop con i fiocchi, una musica diretta e sognante cantata in italiano caratterizzata da una forte esposizione solare e protesa a delineare, già dal primo ascolto, un passaggio di vite, una sostanza che prende forma. I quattro giovani romagnoli Pulsatilla mettono il mondo sottosopra parlando di cose semplici, in un brain storming emozionale che non passa inosservato, ma ben si amalgama con le tracce d’insieme centrando l’obiettivo con voracità di analizzare il mondo che li circonda. Attraverso canzoni notevoli come Euritmia o la Ballata di Morfeo i nostri dipingono contesti perennemente in evoluzione e attesi, riscoprendo in un piccolo EP la sostanza materica che li lega indissolubilmente alle soddisfazioni future.

Usual – Just feel Alright (Primalbox)

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La potenza espressiva di quattro ragazzi trentini, provenienti da Arco, si esprime in questo piccolo disco che racchiude al proprio interno un bisogno essenziale di comunicare attraverso la musica compatta e sognante, a tratti eterea, di band come Beatles, The Stranglers e Radiohead in un concentrato di vortici emozionali in partenza verso galassie lontane e racchiuso nella bellezza complessiva di tutto ciò che possiamo immaginare da un EP di Britpop fatto alquanto bene, partendo dai suoni e convogliando nella struttura di fondo capace di regalare la giusta dose emotiva a quattro pezzi che fanno parlare di sé attraverso un’impalcatura notevole, costante e sognante. Si parte con la bellissima Just feel alright  fino al finale di Down the road of my heart e intrappolando visioni d’ampio raggio in brani come Dog e l’altra centrale Blueberries and wine per un esordio che possiede al proprio interno le carte in regola per dare soddisfazioni concrete nel possibile futuro full legth.

Lekka – Lekka Ep (Autoproduzione)

Martellante autoproduzione che spicca per notevole risultato di fondo mescolando la scena indie rock con quella dance, soffermandosi forse maggiormente su quest’ultima e raggranellando un interesse per le commistioni davvero notevole e necessario per garantire un risultato sorprendente come questo. Ci si muove in modo sopraffino partendo da quella Following Euphoria che ricorda gli Air dei tempi migliori proseguendo attraverso una dance che non è di certo banale, ma piuttosto si sofferma sulla ricerca e sul giusto tramite tra già sentito e innovativo, aprendo porte sempre nuove e valorizzando l’intelletto musicale stuzzicandolo a dovere in un ep che raccoglie tre tracce originali e prosegue con la finale Lekka Rework che racchiude composizioni di Boys Noize e Gesaffelstein. Un disco che non è un punto d’arrivo, ma piuttosto è un insieme di brani che si fa ricerca mutevole in continua evoluzione e contaminazione senza dare mai nulla per scontato.

Lomax – Oggi odio tutti EP (Autoproduzione)

Potenza senza controllo che spara a zero sui mostri di ogni giorno, sui mostri che abbiamo alle spalle e quelli che ci troviamo ad affrontare indiscutibilmente contro ogni opinione condivisa. I nostri Lomax sono un pugno allo stomaco al perbenismo contemporaneo anche perché riescono a coltivare uno stile che attinge dal post punk del passato e dall’alternative targato ’90 recuperando un’eredità che ricorda gli Skiantos mescolati all’esigenza furente degli At the drive in e dei Diaframma in un desiderio che si discosta dal già sentito e si concentra attraverso una musica d’insieme che parla attraverso ritornelli ossessivi e ciclicamente appuntiti in grado di lasciare il segno al proprio passaggio. Sei tracce che sono speranza per un album completo, sei tracce che alzano il tiro e tengono un ritmo serrato in tutta l’intera produzione, consegnando un disco che ha una cover pop-up fenomenale e una grafica che lo è altrettanto per una musica che non è semplice sottofondo o disturbo per le nostre orecchie, ma piuttosto una narrazione ostinata in questi tempi di crisi moderna esistenziale.

Dileo – La nuova stagione (Dissonanze Records)

album La nuova stagione - Dileo

Piccolo ep di quattro tracce che si muove liberamente tra le strade di un cantautorato delicato che in punta di piedi si siede sul divano della memoria e delle piccole cose incentrando una poetica capace di scontrarsi con forme dialettali di sicuro effetto in grado di trasformare sensazioni momentanee in pezzi di storia che ci riguardano, ci accomunano e lasciano alle sensazioni del vento e dell’ideale in divenire una prosa acustica studiata e calibrata attraverso poesie di rara bellezza e complicità per una primo disco che vede il cantautore Dileo allontanarsi in parte dalla forma canzone conosciuta per addentrarsi all’interno di territori inesplorati dove la bellezza delle parole si sposa a sua volta con la bellezza della musica, su tutte il singolo apripista La nuova stagione, canzone a dare il titolo ad una piccola prova che sa di futuro sperato e speranze da raccogliere.

Uvi! – Uvi! (Autoproduzione)

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Dialetto musicale contaminato da suoni rock per spazi aperti al calore di una manciata di sabbia che scivola tra le nostre mani, raccontando di un sapore, di un’epoca che vive attorno a noi e con concentrazione sempre importante viene descritta dai nostri Uvi! band di Reggio Calabria aperta al mondo dell’eterogeneità e dello scambio in divenire, costruendo forme e assicurando ampiezza di musicalità per un progetto che sfocia in questo piccolo EP di tre canzoni capaci di penetrare con testi in reggino le forme e le strutture moderne per riportarci in poco tempo ad un vivere moderno che ha il sapore dei sogni infranti e che ricerca contestualmente un proprio punto d’approdo per soddisfazioni future e attimi di energia raccolta pronta a sfociare in uno stupore condiviso che sa di terra bruciata, ma anche di germogli pronti a rinascere.