Emiliano Mazzoni – Emiliano Mazzoni (Private Stanze / New Model Label)

Perpetua visione di un universo nuovo da scoprire dove elementi di una quotidianità pregna di verismo si mescolano con visioni psichedeliche d’oltreoceano a stringere elementi di una musica d’autore mai in disuso, ma che piuttosto è capace di indossare il vestito migliore per colpire a fondo lungo le strade dell’esistenza. Emiliano Mazzoni con il suo disco omonimo racchiude un segreto quasi fanciullesco. Nell’album del cantautore modenese ci sono paesaggi da vivere, esistenze da percorrere, ma c’è anche quell’ingenua illusione del bene fatta di prati e nuvole, di semplicità da respirare a pieni polmoni in un’eterna corsa alla ricerca del bambino che risiede in noi. Otto sono le tracce e altrettanti sono i sogni raccolti in questa manciata di canzoni soppesate. Emiliano Mazzoni compone un disco introspettivo che parte con Quei mercantili fino a Immensamente Margherita solcando i mari della nostra immaginazione, tra un arpeggio di chitarra, un blues disegnato bene e dove i ricordi del tempo vincono su ogni cosa.


Emiliano Mazzoni – Profondo blu (Private Stanze)

Cantautore sopraffino che incrocia egregiamente la lezione di De André per passare all’internazionalità dei compianti, ma pronti alla rinascita Cousteau, per atmosfere notturne e marine che assaporano l’identità del Badalamenti di inizio ’90 in una ricerca sonora che vede un pianoforte guidare efficacemente racconti interiori e di una bellezza traboccante, abbandonando il frastuono di ogni giorno e scavando dentro, un piccolo posto dove vivere, un piccolo posto dove abitare, un posto da raggiungere per trovare finalmente un porto in cui vivere.

Emiliano Mazzoni è delicatezza in musica, quella capacità rara di esprimere con le parole gli attimi che ci siamo lasciati alla spalle, sul filo del rasoio, tra introspezione verista e amarcord emozionali che hanno il profumo dei fiori dei campi che odoravamo da piccoli, queste dodici canzoni sono la summa di un pensiero che è vita già nel primo pezzo Al mio funerale fino a quel S.Valentino nella cassa che è un ritorno alle origini, passando per una figura materna raccontata e intravista tra fotografie ingiallite e quel passare del tempo a far da sfondo per istantanee che non torneranno più.

L’idea di mettere in musica tutto questo sa di nostalgia  che attanaglia e lega il cuore a qualcosa che non possiamo definire, questi pezzi sono le tracce di qualcosa che ci siamo lasciati dentro e che, come mare in tempesta, custodiamo segretamente, pronti a quell’esplosione finale che sa di tiepido abbandono e di sorrisi negati.

Emiliano Mazzoni – Cosa ti sciupa (Gutenberg Records)

Canzoni tirate, che si conficcano nella carne, un pianoforte malato che racconta storie di vita, perlopiù di amori fragili, nascosti e lontani.

Una commistione tra un giovane Tom Waits ricco di felicità sperata e il Bubola più intimo, intimista, raccolto da manciate di petali di rose che si fanno poesie.

E sono 11 le narrazioni contenute, in Cosa ti sciupa, disco dai tratti nudi e solitari, un orizzonte relegato all’impossibile, un cantastorie che si dipana tra ricerca e fortuna in un universo in continua espansione.

La voce è ricercata e mai banale e quando si tratta di comporre  questa si fa strumento e aiuto del pianoforte che Emiliano ama suonare e con cui compone ballate rock dal sapore indie e underground.

Si parla di vita, di morte, di fallimenti e fortune, sottolineando che quest’ultima è e deve essere una continua ricerca volta alla gratificazione; ma si parla anche di un costruire, di un comporre vite in modo delicato, quasi gelosamente nascosto; un mondo in cui la speranza è necessità e coerenza, abbandono e a tratti follia.

I pezzi scivolano inesorabili: meraviglie iniziali con Canzone di Bellezza per poi passare alle atmosfere di inconscia leggerezza di Un’altra fuga, lanciando percorsi serali in Non lasciarmi e lasciandoci al finale con Non rivedrò nessuno, ricordando il miglior Dino Fumaretto.

Liriche compresse, a volte lisergiche, sperimentazioni sonore curvilinee, incorniciate da racconti senza un tempo e senza una fine, ed è proprio questo il punto di forza dell’album: la mancanza di una matrice spazio/temporale in cui inserire le parole, che così facendo entrano in un contesto più ampio, onirico e oggettivo: un’immedesimazione soggettiva che va al di là del contesto vissuto.