-FUMETTO- Fabio Bonetti – Emilia (MalEdizioni)

Titolo: Emilia

Autori: Fabio Bonetti

Casa Editrice: MalEdizioni

Caratteristiche: brossura, 17 x 24, 64 pag. colori

Prezzo: 15,00

ISBN: 9788897483090

 

Esistere per vivere, quando le ultime rughe della pelle solcheranno i mari di un nuovo mondo, tra la quotidianità delle piccole cose e quel fare giocoso capace di raccontare, di ricreare empatia nel momento, di valutare, attraverso uno sguardo degli occhi, quegli occhi che hanno visto una vita intera, un repentino bisogno d’amore che si esprime attraverso l’esigenza del momento, il battere di ciglio commovente e le situazioni ingarbugliate della nostra anima, un’anima piena nel dire, con voracità, le cose, l’impossibilità di odiare il silenzio e la loquacità scandita dalla lancetta dei secondi, fino alla notte, padrona del nuovo giorno che verrà, domani, forse ancora.

Una nipote alle prese con la propria nonna per storie di vita, in cui tutti coloro che si sono trovati a tu per tu con un anziano, possono rispecchiarsi; testi semplici e lineari, quanto complessi e stratificati per vicende raccontate da cogliere nel momento che avanza, nell’attimo che è già passato, a scandire i ricordi, a scandire l’inesorabile declino umano, tante volte abbandonato nella sua sottile presenza.

Pagina su pagina, Fabio Bonetti, già illustratore su Ernerstvirgola, Perdersi a…, I racconti dello scontrino, Fallimenti-cadute, collassi, colate a picco, ci racconta di un rapporto naturale, vero e sincero tra due entità che condividono esperienze materiali, da diversi e sfaccettati punti di vista, per poi ritrovarsi figli di una stessa anima a rincorrere la polvere del ricordo, il risultato di una generazione a confronto che parla con la bocca di un bambino e con l’assurda e metaforica grandezza di ciò che non sappiamo calcolare, ma che possiamo raccontare e analizzare attraverso immagini di un rosso accecante, marchio di fabbrica nel creare contrasto, tra le storie d’Italia e del sapere vivere oltre al desueto rincorrere la sera fino a tardi, tra le chiacchiere del paese e quelle all’interno delle mura domestiche, quando c’era chi ai fornelli ti raccontava la storia, tra un Casablanca in bianco e nero e una fotografia di un amore che ora non c’è più.

Pubblicato dalla coraggiosa MalEdizioni, Emilia, è uno spaccato intergenerazionale dove il prendersi cura acquista un significato che non è ascritto in nessun manuale, anzi  questo libro insegna che sono proprio le esperienze quelle che ci fanno comprendere appieno l’altro, una mano nella mano a testimonianza di una presenza raccolta in un sorriso, un sorriso capace di allungare questa vita fagocitante da riconsegnare, a chi verrà, un po’ meglio di come l’abbiamo trovata.

Per info e per acquistare il volume:

https://www.maledizioni.eu/IT/pages/detail/id/3/Catalogo.html

Oppure qui:

Emily Sporting Club – Emily Sporting Club (NewModelLabel)

Emily Sporting Club

Tondelli, il poeta mai dimenticato, quella campagna emiliana che fa da sfondo, ma allo stesso ingloba, fagocita e rende necessaria la scoperta di nuove forme e sostanze di aggregazione, nuove forme per riuscire a dar vita alla fuga, un fuggire lontano tentando di abbattere l’ordine precostituito delle cose e concedendo nuova voce a chi la voce non l’ha avuta mai.

Un disco carico di significato questo debutto degli Emily Sporting Club, che sviscerano appieno chitarre rock con la new wave degli anni’80 tentando di far da tramite tra passato e moderno, toccando Cure, Joy Division e Area in un vortice di sensazioni che sanno molto da Offlaga per approccio e capacità espressiva; poesie crepuscolari che abbandonano il perbenismo e fanno dell’immediatezza naturale una nuova chiave per comprendere nuove e alquanto interessanti forme di sperimentazione.

Un album cupo quindi, che si fa assaporare già dalle prime note di Postoristoro fino al grande finale di Più di così (non se ne può), un lavoro che è pura emozione postmoderna che lascia da parte tutti i vezzi legati al caso concentrandosi sulla qualità raggiungibile e sulla speranza che questa musica non sia relegata e riposta soltanto sopra ad uno stereo polveroso.

I traditori – Novità (Soundido Productions)

Scanzonati sti traditori alla faccia del buongusto e dell’immediatezza, sospirata cullata e rappresa, simbolo di un’estate che ride in faccia alla vita, che si fa un baffo del bon ton per creare melodie serrate, costruite e snocciolate con facilità continua, elargita e simil stereotipata, quasi naif.

La novità porta novità, io direi anche che porta genuinità, non tanto nel cibo italico decantato, ma sovrastando con chitarre dirette parole che si fanno a rotolo un libro aperto, pronto per essere studiato e ricondotto al principio della semplicità.

Un pop efficace quindi, senza chiedersi troppo, i traditori lo fanno bene, lo fanno senza strafare, lo fanno un po’punk e un po’ elettro con tastierine anni ’80 e bellezza che risplende nella luce di un buio lontano.

6 canzoni in bilico tra full ed ep, musica per questa estate, sulla spiaggia, lontano dalle gente meno importante, lontano dall’Italia, in un Paese straniero, dove si parla un’altra lingua, dove almeno qualcosa è diverso e tu non la capisci o fai finta di non capire, ti lasci trasportare da queste piccole perle coltivate e del resto, appunto, non te ne può fregar di meno.

EUA – Tanto valeva viver come bruti (Autoproduzione)

Questo è un album che non dimenticherò facilmente.

Questo è un album coraggioso a dismisura.

Questo è un insieme di strutture che intensificano fraseggi di canzoni divertenti, sarcastiche e memorabili.

Questo sono gli EUA band emiliana che a sei anni dall’esordio, regala agli ascoltatori un album decisamente fuori dal coro e ricco di quella genuina allegria che a dire il vero un po’ mancava nel panorama nazionale.

Stanchi, immagino anche loro, dei cantautori che cavalcano la scia e fatti con gli stampini del didò, gli EUA mettono insieme un concept album sulla libertà, l’amore e il disincanto, ma allo stesso tempo percepiscono la protesta come forma indispensabile per poter progredire.

Un album quindi ricco di canzoni tormentone che sembra quasi un doppio, anche se non lo è, infatti è suddiviso in due parti principali “Disomogeneizzati” che potrebbe benissimo essere il Lato A, mentre “Poemi Euico-cavallereschi” il Lato B o meglio la parte più riflessiva e introspettiva del tutto.

Sei ragazzi per quattordici pezzi che volontariamente, direi io, hanno cambiato il modo di fare musica, dimenticando l’oscuro come territorio di sperimentazione e facendo intravedere la luce ad ogni singolo secondo di musica.

Debitori di un suono alla “Elio e le storie tese” con cambi vertiginosi di stile alla “Frank Zappa” gli emiliani ci lasciano pezzi memorabili come “Extrasistole” o “Cooperativa sociale”, per calarsi poi in territori extraterrestri con “Cinematica dei manipolatori” o in sublime malinconia con “Stella d’inverno dell’ovest”.

Un disco da ascoltare più volte, che in qualche modo rispecchia uno stile di vita a denuncia di un popolo, il nostro, che è ancora troppo legato ai cliché.

Un passo avanti quindi, reso possibile abbattendo stereotipi e raccogliendo il meglio per il futuro.

Ashram Equinox – Julie’s haircut (Woodworm, Santeria)

A un anno di distanza dal precedente ep gli emiliani Julie’s Haircut tornano alla grande firmando un disco di atmosfere metropolitane denso di significati e altrettante pretese che vengono soddisfatte lungo i 40 minuti in una sola e unica sinfonia d’autore.

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Una suite di post rock strumentale dove l’avant  viene mescolato all’Oldfield d’annata creando una trance di pura improvvisazione e ricerca sonora difficile da trovare, difficile da sentire oggi.

I 5 ragazzi entrano a far parte così di una schiera ricercata e amata per l’ambizione di donare al panorama musicale sempre qualcosa di nuovo e di vero.

I meandri tendono alla luce quando Ashram si impone vorticosa partecipando all’Elfman indiavolato di Tarazed; sentori orientali si ascoltano in Johin tra i fumi dei Narghilè e i tappetti sonori a ricoprire il tempo dilatato e oltremodo disperso, mentre Taarna è una cavalcata circoscritta al fulmine che verrà, al rullante in primo piano a preannunciare scariche elettroniche di synth in tremolo.

Equinox è puro ambient che preannuncia la semi Morning-Bell Sator e qui entra in gioco il piano che squarcia le profondità con bassi poderosi nel viaggio Floydiano di Taotie, a finire la speranzosa Han.

Un disco fatto di immagini suggestive, di racconti che vanno oltre il definito, un viaggio di ricerca continua e mutevole capacità di esprimere energia composta e psichedelica maestria.

Andrea Carri – Metamorfosi (Autoproduzione)

Andrea Carri affascina per approccio, un pianoforte disperso nella boscaglia  a fare da sfondo a scene di vita nel cambiamento, quasi ad indicare un perfetto sodalizio tra uomo e natura che, percorrendo i sentieri e i fiumi in piena della memoria, regala emozioni a chi le sa ascoltare per pandreacarrioi, in modo opportuno rielaborarle nel racconto quotidiano.

Una musica d’atmosfera che potrebbe accompagnare il più bello e il più triste dei finali, il più bello e il più triste degli inizi, quasi colonna sonora da assaporare fino all’ultima nota.

Questo giovane pianista emiliano di 23 anni è accompagnato da Roberto Porpora agli effetti elettronici sonori dove il tutto assume il contorno della meraviglia per il gusto del declino melodico e per gli arrangiamenti minimali e sovrapposti a linee quasi Einaudiane,  da Van Veen lontano km ai porti senza confini di Terry Riley.

Tracce che prendono il sopravvento si colgono nella bellissima “Memoria”: un intreccio di rami-voci ad innescare quella catena emozionale tipica di chi sa usare con eleganza anche il singolo rumore dal nulla.

Un pianista da tenere d’occhio questo, anche per il cammino di viaggiatore che sta intraprendendo, per il piglio di coraggio che lo contraddistingue nel muoversi in terreni già marcatamente battuti e per la volontà di farcela sempre e comunque nell’eterno divenire.