Fase 39 – Elettroscopia (Cosecomuni)

Elettropop convincente e ambizioso che si staglia contro i decibel degli anfratti chitarristici per dare un senso ad un’elettronica del nuovo futuro che avanza, intascando gli insegnamenti dei metà 2000 e cesellando canzone dopo canzone un sound che deve, per esigenza, farsi il più possibile penetrante e convincente, lavoro che i nostri Fase 39 compiono già da un po’, intascando questa Elettroscopia che sa di analisi del materiale posseduto fino ad ora e che è stato prontamente scomposto per essere poi assemblato in maniera del tutto sincera e al contempo originale, con cantato in italiano e approccio d’oltremanica.

Un disco completo e maturo quindi, anche se l’importanza qui data alla musica è preponderante, non ci troviamo davanti ad un cantautorato sopraffino, ma a battiti e suoni che fanno ballare, che fanno alzare in aria le mani e colpire a fondo gli ultimi fasci di luce prima dell’oscurità.

Si parte con Equilibrio dell’anima per arrivare ad Apocalittica passando per la riuscita title track d’artista in continuo viaggio verso territori inesplorati e sicuramente ricchi di soddisfazioni.

Doc Brown – A piedi Nudi (Autoproduzione)

Elettro pop vintage con stile che guarda al futuro con una certa ammirazione e una certa qualsivoglia ironia e fame di sapere che si rapporta al mondo esterno come se fosse un’esperienza da vivere giorno dopo giorno alla ricerca di una fessura, di uno spiraglio su cui dare speranze e sensazioni che vanno ben oltre l’ideale di essenza a cui siamo abituati.

Quattro tracce in tutto che ammaliano grazie ad un italiano credibile e a suoni filtrati che non fanno sentire la sovrabbondanza dei colori, ma che si limitano a percorrere e addentrare un’unica parte emozionale che gradevolmente ci accompagna e ci tiene per mano.

I Doc Brown si presentano dopo il fortunato L’uomo perde l’equilibrio con un EP sobrio, elegante e convincente che fa del racconto di vita un necessario per portare nelle orecchie di chi ascolta sprazzi di risoluta freschezza in un panorama che sembrava, con il tempo, appiattirsi inesorabilmente.

Ecco allora che vengono sfoggiate dal cilindro quattro piccole gemme da riascoltare più volte, assaporando i prati e camminando a piedi nudi, tra echi di Phoenix e letargici Baustelle, un tripudio di colori che si innesca alla sostanza e non lascia via di fuga per una manciata di canzoni che sanno di Primavera.