Earthset – Popism ( Autoproduzione)

Disco che raggiunge in modo suadente vertici di musica pop in un insieme di colori che deviano la potenza della luce e si stagliano in un alternative moderno, ma allo stesso tempo spruzzato qua e là da incursioni grunge che ne modificano la scena circostante e rendono la proposta di questa giovane band, al loro secondo EP, un miscuglio di esperienze e di suoni che via via riconducono ad una forma canzone emozionale e curata e dove gli arrangiamenti sono in misura fondamentale essenziali per comprendere le forme che via via si inerpicano nella sostanza di canzoni come Around the head o Icarus’ Flight fino al finale lasciato a quella Ghosts and Afterthoughts che riassume il concetto essenziale e stesso della band, in sodalizi che sono cammini sempre in equilibrio tra alternative e pop, in un andare oltre alle categorie precostituite e ricercando una bellezza di fondo che brilla di luce propria.

Earthset – In a state of altered unconsciousness (Seahorse Recordings)

Disco d’esordio per la band nata a Bologna che coniuga in maniera del tutto personale un’attitudine punk alle incursioni psichedeliche che si diffondono nell’aria passando per quel gran concentrato chiamato indie music che basta e avanza a riempire un mondo intero.

I nostri amano spaziare, amano giocare con i suoni e in un attimo si è trasportati in un’altra dimensione comodamente restando seduti, la variegata eccentricità del quartetto si evince soprattutto nella capacità di creare immagini che permangono nel tempo, un incontro tra filosofia e psicoanalisi, alla letteratura fino a toccare le scienze politiche, un bignami di maturità quindi non solo stilistica, ma anche nelle parole, nei testi che sempre più veicolano l’ascoltatore nello scoprire qualcosa di più, qualcosa che rafforza e si rende necessario per comprendere le varie stratificazioni che appaiono e scompaiono, un andare e venire guidato dal tempo, mera conclusione soggettiva di un cammino che continua per sempre.

Ecco allora che i suoni si fanno solidi e tangibili con l’apertura chiamata non a caso Ouverture, finendo con la chiusura del cerchio marino in Circle sea, definendo una linea guida che si perde nella nebbia e da la possibilità ad ognuno di noi di prendere il meglio da questa favola in bianco e nero, che si propone di distruggere il sistema per poi ricomporlo, ripartire verso la speranza: una luce nuova tra foreste inospitali, ma ricche di vita.