Edoardo Chiesa – Le nuvole si spostano comunque (DreaminGorilla Records / L’Alienogatto / Sounday )

album LE NUVOLE SI SPOSTANO COMUNQUE - Edoardo Chiesa

A due anni da Canzoni sull’alternativa Edoardo Chiesa esplode con un disco alquanto intimo, sfiorato da pochi elementi e capace di infondere materia sognante attraverso un uso leggero degli arrangiamenti, senza calcare la mano, ma piuttosto avvicinando l’ascoltatore ad una dimensione delicata, come la seta, come toccare un tiepido abbraccio sul far della sera. Quello che stupisce in tutto questo è la capacità del cantautore di governare la bellezza che ci gira intorno senza cadere nei cliché del momento, ma piuttosto dando al tutto una connotazione reale e necessaria ad un proprio stile. Un insieme di tracce spogliate dai troppi orpelli e registrate in presa diretta mettono in primo piano la voce importante del savonese e identificano con l’ascoltatore un modo di comunicare che rende l’immaginario reale in pezzi come l’apertura affidata ad Occhi e poi ancora Domenica, Il filo, Radici e la finale Un’altra vita. Una capacità di fondo quindi nel dare un senso necessario alla grazia spogliata, alla meravigliosa sensazione che in tre si possa ancora creare musica attraverso un genere che cerca sempre più sofisticazioni inutili, forse proprio perché mancano i testi, mancano le parole buone. Con Edoardo, Damiano e Andrea tutto sembra più semplice invece, le poesie in stato di grazia cullano l’ascoltatore. Una chitarra, un basso e una batteria circoscritte nel tempo sono gli elementi necessari per rendere questo progetto invidiabile e che si fa attrattiva in stato di grazia. Bravi davvero.

Il vuoto elettrico – Traum (Dreamingorilla Records / I Dischi del Minollo / La Stalla Domestica)

Fragorosi e imponenti, inclassificabili oltre maniera e alla costante ricerca di geometrie rock che cercano di dare un nuovo apporto alla scena circostante, implementando testi affilati in stato di grazia che per l’occasione sono sostenuti da un apparato strumentale davvero notevole e particolarmente incazzato che incrocia l’hardcore al punk passando per un rock pesante ad innescare i drammi esistenziali quotidiani, come fosse colonna sonora di una catastrofe profonda oltre maniera che si perde nel tempo ineluttabile e costringe l’ascoltatore ad arrovellarsi in un profondo stato di coma dove i bombardamenti sonori fanno parte di un tutto complesso e altamente disturbato e dove il notevole apporto negli arrangiamenti da parte di Xabier Iriondo porta l’elettricità di fondo ad incrociare il suono del Teatro degli orrori e degli Elettrofandango, per una pesantezza al limite che sfiora i Massimo Volume e ci consente di entrare in un mondo, in una casa, fatta da infinite stanze dove perdersi tra le nostre infinitesimali bassezze, tra gli specchi dell’anima che parlano di noi, mai più però come prima, ma profondamente diversi, profondamente cambiati, in eterna lotta tra ciò che è bene e ciò che è male e mentre la casa sprofonda noi anneghiamo con lei e con le nostre stesse paure respirando la caduta nel vuoto.

Legni vecchi – Legni vecchi (DreaminGorilla Records/Stay Home records)

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Duo meraviglia che intasa l’aria di sostanze sonore in grado di provocare nel corpo umano un’energia dirompente capace di sfondare gli orpelli post hardcore per incentrare la scrittura in una musicalità che si fa tenebra e luce, innescando soffitti cosmici da gettare al suolo con forza magnetica, imprigionando la realtà attraverso note che si susseguono in accordi emozionali, siglando il bisogno di esistere attraverso sei tracce che si muovono bene tra Gazebo Penguins e Menrovescio in uno stile affinato e pronto a trovare una propria dimensione in chiave live, su di un palco polveroso da dove non poter scendere finché l’ultima goccia di sudore non sarà stata versata, La Pace è il pezzo più introspettivo del disco passando per La distruzione e l’ottima Marcione, lasciando qualche suono vocale a riempire Ratti fino al gran finale di Sgomito, per un disco, quello dei Legni Vecchi che trasuda resina ancora e per sempre.

Uragano – #2 EP (DreaminGorilla/Stay Home Records/Taxi Driver Records)

Lasciati qualche tempo fa con lo split assieme a Gli altri, i nostri questa volta tornano da soli, lo fanno con energia e sapienza di aver raccolto, capacità espressiva da regalare e quella manciata di aggressività che non guasta per questo progetto che mescola hardcore, postrock con lo screamo e una velata capacità di raccogliere l’eredità del passato per trasformarla in modo grandioso.

In queste cinque canzoni che scorrono alla velocità della luce c’è l’esigenza di tornare, l’esigenza di sommergere le città e trasformarle, catapultando il tutto a una nuova realtà, questi pezzi sanno di cemento e incorporano al loro interno una forza che dal vivo può veramente fare del male, un sound spigoloso ed eccentrico, ma che mira alla sostanza.

Prendi Il Buio e mescola con At the Drive anche un po’ di Fugazi e La quiete ne esce una sorta di post hardcore bello suonato che consegna agli ascoltatori un’attenzione intrinseca nel particolare che si scioglie in poco tempo in pezzi come Vomito, la riuscitissima Inferno e poi giù fino alla personale Occhi, L’America e nel finale la chiusura affidata a Gabbiani.

Un disco che non cerca le mezze misure ed è giusto così, la realtà è vivace e pronta a dare sapore di nuovo in qualsiasi momento, le invenzioni sono tante e le capacità molteplici, lasciamo questa band al tempo che verrà e quasi sicuramente non ce ne pentiremo.

Gli Altri/Uragano – Split Album (DgRecords, Taxi Driver Records, etichette varie)

Com’era bello quando due gruppi si dividevano il disco tra lato A e lato B, si prendevano i sogni incorporati fino a quel tempo per creare qualcosa che insieme valeva in primis l’acquisto del sopra citato e poi valeva per creare collaborazioni, amicizie, legami che si esprimevano nella vita di tutti i giorni.

La scena Ligure in tutto questo risulta  capofila in Italia, anche perchè gli addetti ai lavori sanno cosa vuol dire unire le forze per restare coesi e lottare contro l’oppressione crescente di major e affini.

I gruppi in questione non hanno bisogno di presentazioni: i primi di Savona i secondi di Imperia fanno dell’hardcore la loro matrice e macchina respiratoria, fanno della sostanza una ragione di vita che nel corso degli anni ha portato alla ricerca claustrofobica di attimi incanalati in vero sudore che ne fa l’essenza del disco stesso.

Gli altri più meditativi, compensati e carichi mentre gli Uragano portatori di un qualcosa che ad un primo ascolto risulta più immediato e rigettato al suolo come corpo che stenta a rialzarsi.

Ci sarebbero pagine e parole da spendere per questa trovata che può ancora valere ai giorni nostri, anche se il punto di forza di tutto ciò sta nell’esprimere al meglio un disagio che si fa continuo cambiamento, un essere persona – strumento in grado di contornare l’indefinito di pillole e magie, un’illusione che dura per pochi istanti, un’illusione che ci fa stare bene.