So long – So long (DG Records/Entes Anomicos/E’ un bruto posto dove vivere)

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Malinconia giovanile assuefatta dal caldo d’Agosto e intrappolata per l’occasione in un dischetto power chord che lascia ai suoni un gusto estetico davvero importante e coinvolgente, ricoperto di pellicole di vita fatte apposta per l’occasione e che vorremmo non finissero mai. Il disco omonimo dei So long è un tuffo nel passato scoperto, è un bagliore di stelle davvero importante che ci permette di assaporare questa musica corale con le orecchie protese agli ’90, tali sono le sensazioni che pervadono prepotentemente fin dalla traccia d’apertura Hanger per poi proseguire su di un substrato cangiante, ma omogeneo con pezzi come We loved, So long o Spine solo per citarne alcuni. I So long fanno della melodia pop un punto centrale che sfocia nella determinazione dell’indie rock pur non essendoci un confine netto tra i due generi, anzi in queste otto tracce ci sta la sorpresa del momento che come soffio di vita ti accoglie e svanisce proprio come le belle storie che sanno d’infinito.

La fine di settembre – La fine di settembre (Dreaming Gorilla Records)

La fine di Settembre è una band che ha tutte le carte in regola per fare della musica una passione che va ben oltre l’etimologia del termine, configurandosi tra le migliori proposte che la scena indie italiana di genere può donare in questo periodo.

I testi sono in italiano e questo è un punto che gioca a favore di questi ragazzi che imprigionano energia viscerale ad ogni singola nota, ad ogni singolo accordo.

Le influenze ci sono e si sentono, affondando le radici nel grunge dei primi ’90, anche se i nostri sono capaci di intersezioni lunari e capacità che non sono di tutti di far propria una corrente per scardinarla e cercare una via più personale da seguire.

I nostri in questo se la cavano molto bene e riescono a regalare lungo le 5 tracce un viaggio di sola andata verso sonorità distorte quanto basta per far tremare la terra dove siamo appoggiati.

Si discostano da questo insieme pezzi come Polvere e Inafferrabile, in cui il gridato diventa più più pulito, regalando matrici di sogni adolescenziali da far uscire dal cassetto per trasformare ciò che può essere melodia in qualcosa di più personale e concreto.

Auspichiamo che questo loro sogno si trasformi in un full-length, lontano da categorizzazioni di genere e con un occhio che guarda verso il futuro.

3 fingers guitar – Rinuncia all’eredità (Dreaming gorilla records)

Altero, elegante e con un piglio sbarazzino 3 fingers guitar , raggiunta la soglia della maturità artistica si concede il lusso di un disco pieno zeppo di cose strane, rumori siderali e sinistri addii verso il tempo della conciliazione e del buon esempio, che si identifica lungo le sette tracce di questa reminiscenza acutizzata, una continua e sperperante pittura lungo i sogni infiniti dell’ improvvisazione sonora.

Il cantato è in italiano è una voce soffocante ci porta a scoprire una scena indie rock di matrice primi ’90 dove i suoni si accostano molto a gruppi come Marlene Kuntz in primis e la ruvidità degli Afterhours degli esordi.

Millesimate le parole che sembrano racconti, il nostro si concede di racchiudere in pezzi simbolo, canzoni di corpi al suolo che strisciano alla ricerca di spazi d’aria, di prevenzioni contro un futuro tenebroso e vissuto a metà.

Ecco allora che si fanno avanti pezzi in divenire come Ingresso o Riproduzione, lasciando posto al cantato parlato di Fuga o all’”Orroriana del teatro” Fine.

Ineccepibile la bellissima Rinuncia all’eredità.

Un disco sperimentale questo, ricco di insidie che esplorano i labirinti della mente e noi, da spettatori reali, non possiamo che essere foglie di siepe che racchiudono un concetto.