Moonerkey – 2014 (Lapidarie Incisioni/Terre Sommerse)

Il bel canto e la tradizione cantautorale che si sposano e vanno a braccetto con la capacità rockeggiante di regalare emozioni suadenti e conturbanti, incanalate in un turbine di pensieri che si fanno racconti di vita e di generazioni che devono ancora arrivare tra un alternative non delirato, ma sapientemente usato per far da sfondo ad un quadro di pensieri, vissuti e sapori del tempo.

Moonerkey gioca con i suoi lavori e si diverte incasellando il tutto in un buon indie rock di matrice fine ’90 post 2000 dove alle esperienze di vita, alle volte ingenerose, si alternano vere e proprie storie che potrebbero essere quelle di ognuno di noi.

Ecco perchè è difficile scrivere e cantare in italiano, perchè fondamentalmente, per tradizione, il comunicare qualcosa è sempre stato alla base del nostro background musicale e unire parole ai suoni soprattutto con una lingua come la nostra non è sempre facile.

Il nostro però ci riesce egregiamente, trasfromando la voce in un veicolo di speranze e attenzioni per il futuro.

Si parte con l’intro acustica che d’impatto si apre Luce e Particolare, per alternarsi in chiaro scuri Caravaggeschi che ti portano all’inesorabile finale Chissà se vedi adesso.

Un chiaro intento quindi, vedere dove non c’è luce, respirare la stessa aria nell’oscurità e trasmettere emozioni che di certo non finiscono con l’ultima traccia, ma che continuano nel vivere quotidiano.

Luca Bretta – Disconnesso ((R)esisto Records)

Abbandonarsi all’elettronica pop convincente quanto basta per dare una sferzata di vivacità nella scena musicale se così si può definire pop italiana, arrangiamenti ben calibrati, spirito di iniziativa molto e altrettante capacità di disintossicare l’etere con canzoni pungenti da un vivace sound composto e composito che si fa reale e dimostrabile grazie ad una solida base ritmica.

Le intenzioni del giovane Luca sono molte 14 tracce in un disco: 10 inediti e 4 bonus tracks uscite solo nella rete e che hanno conquistato il pubblico di numerosi concorsi musicali e canori quali Festival di Castrocaro, Corona SocialIce Tour e Festival Show, nonché con il pezzo Studio a FE diventata il simbolo della vita universitaria ferrarese.

Un disco di canzonette non troppo canzonette che colpiscono per la vivacità e la cura, il buon gusto e soprattutto l’autoironia, essere pop non significa di certo essere commerciali, questa è una musica che può piacere a tutti e che comunque si ritaglia un margine di indipendenza nell’autoproduzione e nella ricerca continua di nuovi sbocchi e strade da seguire.

A livello musicale tocchiamo i vertici di Subsonica e di tutte quelle band che usano l’elettronica per far muovere non solo i piedi, ma anche le menti.

Un disco solido e divertente, pungente quanto basta per incanalare energie nell’attesa che questa musica esploda come fiore a Primavera.