Non voglio che Clara – Superspleen Vol.1 (Dischi Sotterranei)

Complessità in dissolvenza per evoluzioni di forma e sostanza ad abbracciare una solare impresa nel raccontare spaccati di questa e altre vite, di questo e altri dolori. Ritornano i Non voglio che Clara, ritornano con un disco che suona contemporaneo e nel contempo inafferrabile visione di un periodo che non c’è più. Il cantautorato degli esordi, lasciato quasi alle spalle, si colora di impronte pop e la band veneta dichiara apertamente un cambio di rotta che già si era iniziato a vedere e a percepire con Dei Cani poi sottolineato in L’amore fin che dura. I singoli usciti qualche tempo fa, La Croazia e Superspleen, sono solo due piccole perle di una collana più grande, intricata, a tratti misteriosa ed elaborata, sicuramente matura. Una musica che non si accontenta, ma che in qualche modo cerca di parlare di un quotidiano vivere da leggere su più piani. Marcate visioni quindi di una realtà intima che in questo disco riesce ad uscire per catturare l’attenzione grazie a maggiori accordi, a serenità che nasconde, a quiete prima della tempesta. Si perché i testi sono sempre pronti ad inglobare un pensiero più grande, lontano dall’apparenza a cui siamo abituati, lontano dal vortice del chiacchiericcio moderno. I paragoni sembrano inutili. Qui dentro c’è davvero un mondo. Si passa dalla title track iniziale per arrivare alla stessa ripresa nella finale Altrove/Peugeot, in mezzo le bellissime Epica Omerica, San Lorenzo, Il miracolo. Un album intenso che sa intrattenere e far riflettere. Cosa difficile ai giorni nostri. I Non voglio che Clara hanno trovato forse una nuova via per raccontare qualcosa o forse hanno solo trovato un po’ di luce? Qualunque sia la risposta resta il fatto che queste canzoni lasciano il segno e in tempi come questi non è poco.


Roncea – Presente (Dischi Sotterranei)

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Quarto disco del cantautore italo francese Nicolas J. Roncea. Album acustico con sferzate di rock d’autore che impregnano l’etere di sostanze e di microparticelle cantautorali in grado di percepire e canalizzare una sofferenza che proprio nel presente trova il suo punto massimo d’esposizione. Viaggio introspettivo quindi, viaggio a tratti onirico e destabilizzante, ma che nel contempo non abbandona il ricordo, ma si getta a capofitto all’interno del proprio io per uscire allo scoperto e canalizzare una rabbia all’interno di poetici versi che sono l’esemplificazione di architetture costruite per l’occasione raggruppando nel vivere di ogni giorno la paura del domani e  quell’esigenza mistica di lasciarsi alle spalle il superfluo per cercare una nuova strada da seguire. Canzoni come Il presente, Ombra degli ostacoli, La mia mano, Mezzanotte sono la rappresentazione di un disco notturno che costringe a ritornare in superficie a cercare aria da respirare per un insieme di canzoni che rendono necessaria la trasposizione in musica di pensieri multiformi da condividere in questo futuro incerto. 


Marrano – Gioventù Spaccata (Dischi Sotterranei)

Potenza incontrollata scardinata a dovere e implementata dalla roboante necessità di attrarre rumore come calamita e grida laceranti modernità che si fondono con un qualcosa che parte dallo stomaco e intesse trame inaudite di forza e coraggio, di follia e gratitudine dal palco. I Marrano partono con il singolo Belgrado per attanagliare l’ascoltatore in una morsa che è viaggio, che è coscienza perpetua di un mondo vasto, ma in decomposizione. I nostri sono tornati con un long playing generazionale che incrocia la furia dei primi Verdena con il rock dei QOTSA per un album che ha il sapore della gioventù e del cambiamento, del bisogno sostanziale di uscire dalle trappole incontrollate dei nostri giorni per implementare ardite conseguenze e traguardi sperati. Pezzi come il singolo già citato, Torna a casa, Fai ridere, Ce l’hai nel sangue sono spaccati di una nuova realtà da comprendere fino in fondo, una realtà appesa che nel filo della continuità attesta freschezza ad una band che può soltanto crescere. Un disco fresco e coinvolgente per un gruppo da seguire nella propria evoluzione personale.

Pietro Berselli – Orfeo l’ha fatto apposta (Dischi Sotterranei)

Pietro Berselli fa centro riuscendo a dare alla luce un disco unico perseguendo atmosfere onirico-alienanti in grado di contribuire a formare immagini introspettive di rara bellezza e difficili da scovare ai nostri giorni, intessendo alla trama del cantautorato quella del post-rock emozionale che in distorsione non esplicita, struttura fraseggi intensi e ammirevoli. Orfeo l’ha fatto apposta è un disco complesso, fuorviante il capolavoro d’apertura nonché singolo Niobe che viaggia attraverso atmosfere d’impatto pop decadente, una canzone da far andare in loop continuo fino all’arrivo esagerato di pezzi come Diluire o Debole che lasciano inesorabili il posto a code strumentali che diventano poi veri e propri brani capaci di emozionare solo con musica d’atmosfera come Sintetizzatore o Mediterraneo di notte fino al gran finale che racchiude un percorso oscuro e ammaliante lasciato a Quanti anni hai e L’eterno ritorno dei cani. Un disco prodotto da Tommaso Mantelli questo che riesce nell’intento di dare voce ad un oscurità di fondo che ritrova le proprie radici in molta musica degli anni ’90, Marlene Kuntz su tutti, ritrovando la poesia musicale nell’era contemporanea e intascando il diritto di essere uno dei più bei dischi ascoltati in questo 2017.