Catalpa – Il suono lontano (Autoproduzione)

Domandarsi nel nostro incedere quotidiano dove si trova la purezza, quella racchiusa negli intenti, quella che non chiede, ma fa, solo per creare qualcosa di bello, di emozionante, che riappacifica il cuore e tende una mano verso coloro che magari non sanno dove andare; una musica lontana che si fa racconto, diario di vita sperimentale, coccolato da suoni acustici e da un’elettronica che non prevale, ma si fa contorno di un quadro che giorno dopo giorno tentiamo di costruire, un collage eterno che possiamo chiamare vita.

I Catalpa sono Axel Pablo Lombardi e Giuseppe Feminò, portatori di un suono puro e allo stesso tempo ricercato, lontani da qualsivoglia forma di mercificazione e in cerca di un percorso che si fa vivo nel racconto, quel racconto che si esprime al meglio nel delineare a tratti Firenze e la Versilia, luoghi dell’infanzia, luoghi di tutti i giorni; il tutto condito da un’espressività che ricorda i grandi cantautori del passato, De Gregori su tutti.

Tredici canzoni che si riappropriano di un terreno incolto, dipingendo un albero di Giuda ammaliante e rimanendo accecati dal suo splendore fino a Sorgane, tra la periferia, da dove tutto è partito, là dove la speranza può ancora rinascere.

Tra il cemento di ogni giorno, vedere l’erba spontanea crescere, ci fa capire che ci può essere ancora la vita, oltra ogni nostra aspettativa di progresso.

Giorgio Canali e Rosso Fuoco – Perle per porci (Woodworm)

Suoni sporchi e lacerati che invadono l’anima e aprono ad estratti di linfa vitale che ci appartiene, appartiene a quel substrato di cultura indie di questi tempi malati, piccoli uccelli di carta che grazie ad una forma nuova e tangibile si fanno conoscere ad un pubblico ancora più vasto ed eterogeneo, o almeno si spera, prendendo il volo, prendendo le distanze dalle forme originarie, sfoggiando una livrea del tutto nuova e personale.

Perle per porci è il bisogno di Giorgio Canali e soci di scovare nel baule della nonna gli abiti migliori, quelli portati poco e ancora perfetti, da lasciare senza fiato, è un intento più che preciso di suonare canzoni che vorrebbe avere lui stesso creato e che in questo caso si prestano a cover di rara bellezza e profondità; tutte alquanto diverse, tutte alquanto simili per approccio e costruzione interna, tanto da sembrare un disco appena uscito che rimescola i suoni degli anni ’90 per concentrarli in elettricità sospirata e attesa.

C’è Vasco Brondi, Finardi, De Gregori, Angela Baraldi, Fausto Rossi, i Macromeo di Aiuola, L’Upo, Luc Orient, Plasticost, i francesci Corman & Tuscadu, i Mary June e non dimentichiamo i tanto cari Frigidaire Tango, pionieri della scena new wave italiana degli anni ’80.

Un disco che si fa ascoltare, ricco di prodezze e sentimenti in divenire, capace di muoverti dentro ancora una volta, capace di farti ammirare l’essenza della canzone stessa, con una nuova veste e con nuovi colori, ma intangibile nel cuore di chi l’ha fatta propria.