CRNG – Qualcosa a cui credere (New Model Label)

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Ecco scoppiare nel cielo l’album della maturità per i CRNG band Toscana con alle spalle un disco d’esordio già recensito molto positivamente su queste pagine che ha dato vita ad un cammino, un percorso virtuale ricco di soddisfazioni, non tanto per la cura di produzione messa anche in questo Qualcosa a cui credere, ma anche e soprattutto per la bellezza intrinseca delle canzoni create grazie ad una sapiente miscela di poesia in rock che trasforma un alternative indie nostrano in qualcosa di più internazionale, sentito e creato ad arte dove la ricerca si sposa con una maturazione percepibile e mai banale. Anche qui ci troviamo davanti ad un’impostazione che incontra il rock di Muse, dei primi Radiohead e di tanti altri gruppi italiani come Alkene, Bosco concentrando l’attenzione su testi che parlano di annientamento e fuga dalla realtà abbandonando i soli estivi e facendo entrare la decadenza sospinta dell’Autunno in canzoni che guardano ad un futuro da costruire, da rifare, in un sodalizio esistenziale che parla da vicino di noi, parla al nostro cuore, con la rabbia di chi vuole cambiare ancora qualcosa, con la volontà di dire ancora tante cose importanti rimanendo fedeli ad una linea di demarcazione ben definita e sospesa tra la ricerca e l’abbandono.

CRNG – 542 Giorni (New Model Label)

La band fiorentina entra con gran merito, dopo 542 giorni di gestazione, nel grande e immenso panorama della musica italiana alternativa e soprattutto underground, confezionando un disco che sa di terra e umanità, che sa parlare e conquistare al primo ascolto, con suoni duri e diversificati che si aprono a sostanze ultraterrene nella ricerca del mood giusto che comprime qualsivoglia necessità e si espande caratteristicamente in una prova dal sapore deciso e convincente.

Sono 11 pezzi che sembrano quassi affrontare il disgusto per la società e la continua ricerca di un modo diverso di combattere l’altalenante vivere di ognuno noi, poco compreso alle volte, ma che si fa forma canzone abbracciando testi di puro impatto metafisico, che si lasciano si ad elucubrazioni in divenire, ma che ci narrano vissuti che ci accomunano; estese rimembranze di un volere terreno.

Il loro è un alternative rock che si affaccia all’atlantico, mantenendo una componente italiota che non guasta, tra Muse e Ministri, tra tocchi di wave ottanta e pre grunge con disinvoltura abbracciati dal migliore rock anni’90.

Un disco fatto di rabbia e abbandono, un disco che sa cullarti e come mare in tempesta sa mostrare la parte più minacciosa e misteriosa, quasi fosse una tormenta in cui ci troviamo investiti ogni giorno.