Gianluca Mondo – Malamore (ControRecords)

A solo un anno da Petali torna il cantautore torinese con un disco che mi ha lasciato come il gatto sul retro di copertina: non sbadigliante, ma a bocca aperta.

Una voce in primo piano da Leonard Cohen del passato che vestito per l’occasione si lascia divagare su chitarre blues accompagnate da altre, disturbate, in secondo piano, quasi un Canali d’annata che ricopre di tappeti misteriosi un leggiadro cantastorie.

Gianluca racconta la tristezza, racconta gli ultimi e lo fa con un vocabolario del tutto stravagante e da un punto di vista eccezionale, è un racconta storie che si fa facilmente ascoltare grazie a quella capacità intrinseca di succedersi e far succedere eventi, snocciolando aneddoti e un qualcosa che apparentemente sembra sconnesso, ma al proprio interno racchiude una grazia di immacolata bellezza.

Pubblicato dalla ControRecords di Davide Tosches il disco parla delle numerose sfaccettature dell’amore, non lo fa con cori da stadio o frasi ammiccanti, lo fa con la purezza e allo stesso tempo con la durezza del momento, con l’interrompersi del quieto vivere che lo porta a creare geometrie che parlano di vite in bilico, di esistenza vissuta in primo piano, senza stancarsi di sentirsi sbagliati, con un contatto indissolubile con la terra che lo circonda.

Le chitarre di Carlo Marrone sono quanto mai azzeccate; in viaggio, un viaggio che parte con la bellissima Malamore sta con te con quel La La La beffardo nei confronti del mainstream, riportando ancora una volta tutto a casa, lasciando i sogni ai sognatori e vivendo il giorno intensamente.

Un disco ricco di immagini, un album di quelli che ne avresti sempre più bisogno ai giorni nostri, fuori dal tempo e sicuramente fuori dal coro, in una condivisione di intenti che guarda oltre in quotidiano vivere.

D’Iuorno – Diversamente Capace (Controrecords)

Alessandro D’Iuorno inscatola momenti di elettricità in suite acustiche dall’ineluttabile candore che raccontano e si raccontano in un passare eterno che concede spazi di intima voracità a concludere per un momento un percorso iniziato con il precedente album Ho capito abbastanza per infrangere modelli di vita e stanziarsi come cantautore di animi diversamente capaci di capire, diversamente capaci di intendere e soprattutto di essere intesi.

Prodotto da Giorgio Canali, che in questo disco suona anche le parti di chitarra e armoniche, il nostro allunga il pensiero ad un cosciente viaggio verso la disillusione, una voce che con rabbia e introspezione ci accompagna lungo un destino fatto non proprio di speranza, ma ci schiaffa davanti una realtà, fotografandola e rendendola reale più che mai, facendola uscire dalle vene, trasformandola in un qualcosa di cangiante e allo stesso tempo inamovibile, frutto di quel qualcosa che il progresso non è riuscito a spiegare.

Ecco allora che la solitudine umana è raccontata con classe cantautorale, fino al trionfo del nulla e fino alla riappacificazione con se stessi, un lottare silenzioso che sembra non aver timone, una barca nell’oceano che manda segnali d’aiuto.

Il viaggio parte con Senza strategie per finire con La mia città, parlando di sé e del mondo attorno, un sogno ad occhi aperti che porta la realtà dentro casa, senza finzione e incanto, un sogno vero e reale che si fa portavoce per tutti coloro che desiderano vivere in un qualcosa di più tangibile, onesto e reale, un’utopia leggendaria tra gli anfratti profondi della coscienza.

Gian Luca Mondo – Petali (Controrecords)

Un cantautore solitario, incline alla beatitudine e alla magnificenza dello spirito, adornato da paesaggi malinconici dove l’unica via di salvezza sembrano i fiori, dallo stelo lucente, abbagliante e sottoposto quest’ultimo al cadere inesorabile dei petali che come i giorni si apprestano a passare.

Un cantautore atipico Gianluca Mondo, un songwriter che si fa lui stesso parte di un blues cadenzato, rumoroso, al limite del pensiero terreno, per porsi in una costante ricerca tesa al futuro che deve ancora arrivare.

Accenni di Luce della centrale elettrica sovrapposti ai dolori di Capossela, imponendosi il desiderio di trovare e chiedersi cos’è l’amore e che logica o che aspirazioni sceglie per far si che diventi narrazione continua di racconti infiniti.

In tutto questo lavoro ascoltiamo anche echi di Dylan e Jimmie Rodgers per estrapolare e dare un senso profondo partendo dal luogo in cui tutto questo è nato.

12 tracce vissute e sudate, raccontando una vita fatta per immagini, partendo con il singolo Il dilemma del porcospino e finendo con Io te lei e lui;  narrando poesia intimista per cuori solitari.

Ecco allora che il vento si alza, si fa vivo e corre in noi; come attimo di freschezza nel raccogliere i frutti di una trilogia iniziata con Piume, passando per Perle e finendo con Petali: si chiude il triangolo partendo dal via, tra canzoni superbe e altre ancora da pubblicare in un viaggio emozionale dal delicato sapore.