The Circle – How to control the clouds (Prismopaco Records/Costello’s)

Come controllare le nuvole, tra sbalzi umorali e tempeste in arrivo, i nostri torinesi The Circle ce lo spiegano, confezionando un ottimo lavoro rock dal gusto internazionale capace di concentrare gli spazi angusti in esplosioni pop che colorano l’aria e abbracciano tempestivamente le orme caratteriali dei primi 2000, facilmente accessibili a delay che diventano per l’occasione un marchio di fabbrica a ristabilire un giusto equilibrio tra introspezioni d’animo ed energia pronta ad uscire in qualsiasi momento, facile viene il paragone con i britannici Coldplay, sia per stile che per orecchiabilità della proposta, in cerca di una fase sempre attiva di sperimentazione, simili per certi versi a quel  X&Y che ha visto la band capitanata da Chris Martin porsi tra un crocevia che lega passato con il futuro; i nostri però, in questa prova, si propongono attraverso una forte dose di personalità e coraggio, dentro ad un mondo che è in continuo e veloce sviluppo, loro sono lì a raccontarlo e lo fanno attraverso pezzi come Shadows, The Endless Sky, Love don’t cry per un disco che ha una modernità impattante di fondo pronta ad esplodere in ogni momento per colorare un mondo che ha bisogno ancora di luce.

Down to ground – The world we live in (VREC)

Il mondo in cui viviamo è un mondo strano, carico di nuvolosità variabile e simmetrie geometriche pronte ad immortalare una natura composta e composita, come fosse un quadro di Magritte o De Chirico, un mondo svuotato dal superfluo per evidenziare solo l’essenzialità che risiede dentro di noi.

Down to ground è un progetto italo/neozelandese cha ha un forte respiro internazionale, un forte impatto emotivo e una rapida ascesa verso i confini del pop rock moderno, mescolando sapientemente l’elettronica alle chitarre ben disegnate e capaci di creare fluttuazioni misteriose e cariche di pathos che accompagnano questa prova dal sapore di orecchiabilità mai banale e intrisa di significati.

Dodici canzoni che incrociano One Republic, Kings o Leon e gli ultimi Coldplay in un sali scendi emozionale che non ci permette di rimanere incollati al terreno; non dimentichiamoci poi del remix del singolo Belong affidato alle sapienti ed esperti mani di Sun-J degli Asian Dub Foundation a rimarcare ancora una volta l’importanza del progetto, l’essenzialità di una musica che non ha confini e accomuna migliaia di ascoltatori in tutto il mondo.

Un disco diretto, che si fa ascoltare più volte, a sottolineare l’importanza di questa band, che appena al secondo lavoro dimostra una solida base di fondo per sperare e creare degli orizzonti sempre nuovi e carichi di quell’energia vitale che ci rende così, veri per come siamo.