Carmelo Amenta – L’arte dell’autodistruzione (Altipiani/BarbieNojaRecordings/Audioglobe/Believe)

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Lettere d’amore mai spedite e lacerate al suolo della modernità per una musica viscerale consumata nell’attimo appena trascorso e intrisa di significati e atmosfere dark, oscure che rimandano ad una new wave post ’80 e affacciata vigorosamente a suoni che abbracciano i Marlene Kuntz dell’ultimo periodo dove le poesie in dissoluzione si sposavano con suoni arpeggiati, incalzanti e a tratti distorti ed esplosivi. Il nuovo di Carmelo Amenta è un pugno allo stomaco, un grido d’amore sofferto che si consuma nell’attimo dell’attesa, nel momento in cui non esiste più nessuna certezza per il domani. Una musica d’insieme capace di incanalarsi nelle sofferenze di chi non riesce più ad alzarsi, di chi non ha più la forza per combattere. Fuori da ogni accozzaglia di progetto ammiccante L’arte dell’autodistruzione è per primo bisogno essenziale nell’avere, ancora una volta, con sempre maggiore necessità in Italia, dischi di questo livello. Soffuse ricerche, sperimentazioni ambigue, bellezza oscura esplosa, inadatta ad ottenere il risultato sperato, ma piena di quella linfa vitale che rende ancora unico il ricordo di una musica di grande qualità.