Carlo Mazzoli – Avalanche Blues (Autoproduzione)

Disco d’esordio in solitaria che accarezza il vento e la brezza marina per ricondurre cascate di parole ad una forma essenziale, quasi primordiale, cogliendo sfumature e aspetti di vita intersecati ad ogni mirata latitudine. Carlo Mazzoli dopo l’esperienza con i Dead Bouquet e dei Rubacava Sessions ci regala un disco malinconico caratterizzato da accenni di sorpassi graffianti che rendono l’album apprezzabile sotto molti punti di vista. C’è il passato del primo Springsteen e dei cantautori che hanno fatto la storia della musica come Dylan e Cohen e c’è un piglio di modernità sfiorata con stile e rimandi a Rufus Wainwright e movimento in dissoluzione nelle canzoni più energiche di band come REM e Counting Crows concedendo all’ascoltatore spazi di pensiero in un disco ben amalgamato che come fiume in piena ci trasporta attraverso il suo significato più profondo. Dall’apertura di Avalanche Blues fino a On the horizons e passando per quella Steel rails blues firmata dal cantautore country canadese Gordon Lightfoot il nostro Carlo Mazzoli ci consegna un prova che porta con sé un leggero sapore di polvere e sedie a dondolo, verande di legno e solitari pensieri che si aprono all’orizzonte.