Zidima – BuonaSopravvivenza (Nel mio nome/I dischi del minollo/Rumori in cantina)

Un parlato lacerante che suona qualsivoglia aspirazione e delega per un momento il sogno a farsi incubo per raccontare, attraverso il viaggio nella realtà, una questione di vita e di morte una questione tanto cara a noi umani, una questione si sopravvivenza.

La sopravvivenza è un augurio che si fa portatore di speranze zero, un augurio usato come eufemismo per raccontare in modo disinvolto e tangibile un mondo in decomposizione che si staglia da nord a sud in un oppiaceo piacimento di corruzione e moda snob da cui tentare di uscire, da cui tentare di essere se stessi.

Incrociatori tra gli abissi, echi nell’oscurità, volti che si affacciano alla finestra del mondo, tentando ancora una volta il salto verso un qualcosa che deve continuare ad essere nostro, con caparbietà, con sicurezza e con denuncia.

I Massimo Volume incontrano i CCCP in un viaggio letterario tra testi soppesati e ben studiati che non sfigurano, ma arrivano diritti al bersaglio penso a Un oceano di fiati distrutti o alla commemorativa L’autodistruzione, passando per Saziati e la title track finale.

Gli Zidima sono distorsioni che colpiscono allo stomaco, sono grida di dolore verso ciò che non c’è più e verso ciò che abbiamo paura di perdere, sono il buio contrastante la luce e sono tutto quello che fa parte di Noi, l’ incedere nelle nostre mani di acqua e aria che sempre non possiamo bere, sempre non possiamo respirare.