Cinque uomini sulla cassa del morto – Blu (Autoproduzione)

I cinque uomini sulla cassa del morto sono giovani friulani che amano divertirsi infarcendo di aggiunte vocali ed energia pop folk un concentrato di canzoni davvero impressionante per un esordio, un album che conosce la misura delle distanze da percorrere e trasporta l’ascoltatore in un mondo colorato di blu dove l’avventura è principio primo per conoscere amori e disillusioni in una prova corale da apprezzare fino in fondo che si esprime al meglio dopo numerosi ascolti, percependone sfumature e architetture in divenire. La band friulana è un incrocio tra la musica irlandese, gli Of monsters and men e gli italiani Eugenio in via di gioia solo più anacronistici, lontani dal già sentito e capaci di incasellare una produzione fuori dagli schemi a cui siamo abituati dando originalità, sudore e passione all’intero disco. Un violino variopinto crea melodie e armonie incalzanti accompagnando una bellezza autentica che possiamo scovare in pezzi simbolo come Bon, Blu, La danza della luna senza dimenticare la bellissima suite sonora in due parti, nel finale, intitolata Il piccolo aeroplanino blu. L’album dei nostri è un concentrato di amori e speranza, una musica che pur attingendo nel presente e nel passato risulta finalmente fresca e originale, una band da osservare attentamente nelle sue prossime evoluzioni.

Luoghi Comuni – Blu (Phonarchia)

Suoni anni ’70 che riproducono con stile originale una perfezione quasi lisergica che contribuisce a creare in noi una sostanza dal forte impatto emozionale e interagiscono con una modernità di fondo che esplode in testi onirici, spiazzanti e nel contempo pronti a rispolverare un tempo andato, tra l’utilizzo sapiente di un cantautorato old style e l’intreccio degno di nota di una musica che attinge la propria sostanza vitale da un’epoca che non c’è più. Bello l’approccio corale, bella l’energia di fondo che trasforma con potenza mai gridata un cielo da blu in grigio e poi in nero in un cambiamento tangibile e reale, tra testi introspettivi e paura di vivere, tra eroi solitari che combattono contro i mulini a vento del nostro intelletto, attingendo la propria forza dalle esperienze; notevole l’apertura di Vinavyl e di Blu per poi proseguire con le riuscite Tra noi due o la finale Aurora, per un album altamente contagioso, che rispolvera, proiettandolo ai giorni nostri, un genere che non esiste più o che perlomeno esiste ancora nei nostri sogni.

Morgan con la I – Blu (FioriRari)

Roberto Angelini fa ancora centro pubblicando un disco, quello dei Morgan con la i di una bellezza rara, pura e cristallina.

Ascoltando Blu, il loro album d’esordio, i Morgan con la I assomigliano ad un’evoluzione, acustica dei primi Baustelle, con questa voce maschile e femminile che si interpone in una miriade di sfaccettature toccando vertici che si fanno un tutt’uno con gruppi del calibro di Of monsters and men e raggiungendo solitarie ballate di calma suadente.

E’ un disco di racconti questo, di passaggi senza confini, verso territori che vorrebbero aprirsi all’indefinito, è un album anche di canzoni italiane, che racchiude un’energica vitalità nella quiete che desidera ricevere per poi donare.

Il blu il colore predominante, quello del cielo e del mare, quello dell’incontro nell’inevitabilità della vita, un passo verso il tangibile in cui nel mezzo si concentra la musica fatta di solitudini e abbandoni, di parole non dette e alle volte sprecate.

Il suono si fa vero in pezzi come l’apripista nostalgica Anni ’80 o passando per l’incontrarsi a Metà strada , la melodia si fa poi vivace in Una cosa tra i denti o nell’esperienza vissuta in Erasmus, capolavoro nel finale con La tregua che sviscera pensieri come in una tempesta indomabile.

Un gruppo di per se innovativo, nel panorama italiano, che riesce a coniugare in modo magistrale canzone e poesia, voce maschile e femminile, in un luogo dove nessuno prevarica l’altro, ma è partecipe di un progetto più ampio, capace di concretizzare le mille sfumature di ogni colore.