Hack – Inaktuell (Beta produzioni)

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Vertigine sonora che scardina l’impossibile attraverso visioni elettroniche dove etere e reale sono punti fondamentali per divincolare aspettative e creare qualcosa di concreto e mai banale. Il primo EP degli Hack, progetto romano formato da Denise Fagiolo, Cristiana Dalla Vecchia e Giulio Maresca, ricorda le elucubrazioni di band come i Delta V a ricostituire un pop elettronico ben condito e affascinante. Le tracce proposte sono tele dal forte spessore dove colori freddi e lontani si fanno, via via, più intensi e vicini ad assaporare gli ultimi attimi di luce prima del buio che ingloba. Il singolo Mileva apre la strada per poi proseguire con le riuscite Flares, la bellissima rivisitazione di Via Lattea di Battiato e Che tu sia un sogno nel finale ad esprimere, ancora una volta, quel tentativo necessario di fondere ciò che è stato con ciò che sarà per un risultato che nella sua compiutezza dona sfumature necessarie a questo nostro tempo.


Salvo Mizzle – Ultimamente sono io (Beta Produzioni)

Sottofondi sonori crepuscolari a ricreare ambientazioni scarne e pulite dove consumare e tessere storie d’amore infinite. Imbrigliare la luce, lasciarla andare, perpetuare un sogno apparente di velluto che ci riporti a casa che ci riporti laddove tutto è cominciato. Energia mai conclamata e soppesata che ricorda l’ultimo album meraviglioso di Paolo Cattaneo, tra le perle preziose, questo, di una musica, purtroppo in Italia, mai così tanto commercializzata. Il nuovo di Salvo Mizzle, dopo sei anni, accende colore e sostanza attraverso sette canzoni che si muovono tra cantautorato indie pop e sperimentazione autorale. Un album leggero prodotto da Nicola Faimali, già bassista di Dente e capace di valorizzare gli accenti e le intenzioni di un musicista elegante che non smette di meravigliare. Ultimamente sono io è un album per palati raffinati, ma non solo, è un disco che sa scavare all’interno di un universo fatto di quotidianità e bellezza, un universo dove ognuno di noi è in grado di trovare la propria strada, il proprio punto di incontro, una partenza che sembra non essere mai arrivo.


MDGA – The Album (Beta Produzioni)

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Commistione di generi in alternativa ascendente dirompenti per necessità e bisogno di attanagliare vita e concedersi in pezzi da primo album che regalano eterogeneità alla proposta e un gusto per la sperimentazione davvero non indifferente. Gli MDGA sfornano un lavoro di per sé strutturalmente complesso, carico di quel bisogno di comunicare che non è di certo facile rappresentare ai giorni nostri e con spirito d’iniziativa i nostri contengono ambizioni per parlare di vita quotidiana, di realtà che facilmente possiamo cucirci addosso come abito che ci sta stretto e che prima o poi sentiamo il bisogno di cambiare per sempre. All’interno del The Album c’è un insieme di generi davvero particolare, si parte dallo ska  e alle spruzzate di reggae passando per l’hip hop e la canzone d’autore, il tutto costituito ed elargito a far da costante magnetica per pensieri non banali di certo, ma che ci regalano attimi di pura emozione in pezzi come l’apertura lasciata A sud di ogni cosa ad intervallare capacità espressiva in Big town, Questa è la mia vita o Sunshine fino al gran finale che odora di richiamo e gioventù concesso a Ear me now. Un disco stratificato quello dei MDGA che uscirà a Settembre inoltrato, un album in cui l’originalità di fondo dona la possibilità di aprire le proprie aspirazioni ad un qualcosa di condiviso che tocca vertici notevoli e sentiti.

Salvario – Duemilacanzonette (Beta Produzioni)

Musica d’autore in grado di raccontare anfratti di vita necessaria tra ballate acustiche e introspezioni che scavano all’interno del proprio io per tirarne fuori la parte migliore, quella essenziale a cui non possiamo rinunciare e che lo stesso Salvario, all’anagrafe Salvatore Piccione, tenta di ricucire addosso alla sua pelle di cantasorie raffinato che si muove egregiamente tra la musica passata e il post duemila, ad intrecciare i suoni dei Perturbazione, dei Mambassa, dei Nadàr Solo presenti quest’ultimi nella grandissima Dinosauri a raccontare di un mondo amoroso in estinzione e a cercare nella grotta dentro di noi un barlume necessario per ricominciare. Tutta la poetica di Salvario si muove tra un dare e un ricevere, la voce calda riempie l’intero disco e le stratificazioni rock necessarie sono parte fondante di un tutto che si appresta ad incoronare canzoni come l’apripista Caro amico, Una parte di me, Lasciami così e il finale sospeso in Deja vu come pezzi di gran classe che rendono omogeneo l’intero album in un’intenzione che parte dal cuore e si solleva a ricoprire le nuvole sopra di noi.

Lenula – Niente di più semplice (Beta Produzioni)

I Lenula ci vanno giù pesante con uno sporco blues tinteggiato dal rock che proviene direttamente dai bassifondi sporchi dell’anima, dove il nero come colore predominate, lascia accenni di un cuore bianco in sospensione cosmica, quel battere della gran cassa sincopato che ammalia e costringe l’ascoltatore a lasciarsi trasportare sulla via opposta a quella di casa, là lungo il fiume, dove tutto ha inizio, in una dimora di legno abbandonata allo scorrere dei giorni.

Nuovo disco quindi per la band di Brindisi, che dopo l’esordio Profumi d’epoca, si concentra confezionando una prova che richiama ancora il passato ma in modo perentorio, in modo diverso, lo fa attraverso undici pezzi che sono la summa del proprio pensiero, canzoni sporcate da un’attitudine dal tiro deciso, ma allo stesso tempo romantico, undici brani che si ascoltano nel susseguirsi dei pensieri che inondando la testa, ricevendo il giusto quantitativo di sangue per poter sperare ancora.

Irrequieti e allo stesso tempo disincantati, sognanti e carichi di desideri reconditi, i nostri fanno scivolare pezzi – manifesto del loro intendere la musica da Senza stanze per nascondersi fino a quella magnifica Sogni di sempre, che non è altro che volontà sperata nell’essere diversi, partendo da noi, partendo dal principio e cioè dalla nostra anima dannata.