DEUT – From the other hemisphere (Autoporduzione)

DEUT - CHERRY ON TOP testo lyric

Sovrapposizioni sonore, stacchi psichedelici, momenti di rara introspezione, pensieri che penetrano la carne, intessono trame, catalizzano l’ascoltatore e colorano l’oscurità che avanza con tocchi personali e originali. Torna DEUT dopo tre anni con un disco composto da dieci tracce che sono principalmente un bisogno interiore di scavare nel didentro, di guardare un interno, tralasciando l’intero e perpetuando un’idea di origine crepuscolare dalla quale far scaturire un’eleganza sempre presente. From the other hemisphere diventa intimità capace di delicate visioni che si spostano con facilità in una sorta di alternative rock con incursioni nell’ambient, un tocco di psichedelia e una formidabile potenza che profuma di bellezza e meraviglia. Da Cherry on top fino a Sweet till you die passando per He gets fired, Replace the sun, Bloom, il nostro conferisce linfa vitale e personalismo ad un genere capace di costruire sostanza ed emozioni ad ogni ascolto.


La Griffe – Hypno-Pop (Autoproduzione)

Ep di lancio della band di Roma che intasca una prova dal sicuro impatto emozionale che mescola elementi della quotidianità in un pop rimescolato a dovere, con una forma canzone che abbraccia l’elettronica, tra techno ed electrohouse spruzzato e rappato in un sali scendi canoro e musicale che tesse trame di originalità e convince fin da Deserto per passare al singolo Where are you going? e infiltrando il proprio essere costante in una ricerca che si fa concretezza in pezzi come Suoni e Altrove a identificare al meglio una realtà che sa sfruttare le carte in proprio possesso nell’intento di dare nuova aria e nuova linfa ad un panorama saturo di proposte; sentiremo ancora parlare dei La griffe, ne sono certo, una band che nella ricerca elettronica ha saputo dare movimento circolare a costrutti pop di grande e coinvolgente effetto scenico.

La banda del pozzo – La banda del pozzo (Autoproduzione)

Un’autoproduzione con stile che fa sognare di mondi lontani e interseca quello stato racchiuso dalla bellezza del suono che incrocia i ritmi swingati e cantautorali narranti, in un vortice di sospensione millesimata e certamente indirizzata a contenere spunti e riflessioni, quasi fosse fame d’aria; un cambiamento di coscienza e forte personalità per questa band che nonostante sia al primo disco regala una prova certamente riuscita e coinvolgente.

Loro sono La banda del pozzo, nati in Sicilia, ma stanziati a Milano, hanno saputo creare, grazie a una raccolta fondi di più di 6.000 euro, un disco cesellato a dismisura, ricompensando i donatori con serenate notturne, cene siciliane, scherzi telefonici e quant’altro sia sgangherato e connesso alla stravaganza della band.

Un album che già al primo ascolto colpisce per cura del particolare, e rapisce per suoni sempre azzeccati, dando origine a collaborazioni con artisti del calibro di Mattia Boschi dei Marta sui tubi, Alessandra Contini e Gianluca De Rubertis dei Il Genio, Tiziano Cannas e Dario Ciffo per i Lombroso e Francesco Sarcina delle Vibrazioni in veste anche di produttore del pezzo Gina.

Freme ancor apre le danze, passando per L’illusione ti fa bella e Gina, convincente a dismisura La notte di San Giovanni per un finale meraviglia con Artie (e falla innamorar).

Un disco ballabile e sentito, romantico, ma con un piglio di ironia, capace di sostenere e autosostenersi in un turbinio di colori che abbracciano milioni di mondi ancora, tra un Fantastic Mister Fox di Anderson e la poesia moderna dipinta.

Tales of Unexpected – Sciame di Vanesse (Autoproduzione)

Inclassificabili se non per la capacità di creare una musica priva di confini e priva di qualsivoglia forma di incasellamento, quasi un quadro post moderno che innesta al proprio interno sfumature variabili che ambiscono a manipolare i suoni e a renderli partecipi di un fine più grande, di un partecipare alla trasformazione dell’animale solitario, le vanesse che incantano per colori, ma allo stesso tempo sono anche il sunto di un arcobaleno naturale, mai ingabbiato, ma animale libero di volare.

Il giorno come spunto di riflessione e punto da cui partire, dieci canzoni divise in cinque capitoli, partendo dal mattino fino a conglobare la notte in testi di pensieri delicati e vissuti, nostalgica appartenenza ad un mondo in divenire che si fa fine e principio del tutto in un cerchio concentrico sfumato meravigliosamente.

Canzoni rock che sfiorano il post passando per il grunge, il pop, condite da buon gusto per un concept ragionato, una musica inaspettata e prolifica, una sostanziale ricerca estetica ricca di citazionismo non solo sonoro, ma anche letterario, un gruppo che non si ferma alle apparenze, ma ricerca la propria identità, anche un poco nelle identità degli altri, un vedere con altri occhi quello che in parte ci rende ciechi.

Yes Daddy Yes – Go Bananas (Autoproduzione)

Se ne fregano di tutto e di tutti, arrivano elettrizzati al gran finale e con disinvoltura da navigati confezionano una prova di puro rock n roll capace di penetrare, creando quella sintonia con l’ascoltatore sempre viva e sempre capace di scatenare emozioni corali che si perpetuano lungo tutto il disco.

Sono melodie semplici, lo ammettono loro stessi, ma forse è nella semplicità che i grandi del passato hanno coniato il loro marchio di fabbrica, il tutto deve essere orecchiabile quanto basta per delimitare un confine tra ciò che potrebbe essere spazzatura radiofonica e ciò che invece diventa ricerca continua.

I nostri Yes Daddy Yes sicuramente si affacciano a quest’ultima idea unendo distorsioni e amore per gli anni ’90, reinterpretando però il tutto e esprimendo quella sana sfacciataggine proponendo un rock che sicuramente per sonorità si affaccia all’oceano più che al mar Mediterraneo.

Una musica che non si pone troppe domande, una musica che va oltre l’idea di stile preconfezionato, un mondo ridipinto e ridisegnato per l’occasione, dal singolone Noah passando per Modernize e Imagine, finendo con Inner Freak, un suono che non ha confini, tra l’amore per il passato e l’idea dominante di uno stile per il futuro che verrà.