Alessandro Sipolo – Eresie (fasolmusic.coop)

Alessandro Sipolo si muove in direzione ostinata e contraria, contro il vento che inonda la faccia del tempo vissuto e contro ogni forma di mercificazione che la letteratura musicale ormai ora ha raggiunto pur di riuscire nell’intento di stupire o attirare nuovi discepoli.

Parlo di letteratura musicale perché Alessandro è un cantautore che riesce a dare forma sostanziale alle parole, non semplici frasi lasciate li per caso, ma piccoli pezzi di poesie che incrociano le orecchie attente di chi ascolta e sanno comunicare un concetto di libertà e soprattutto di mondialità.

Una mondialità priva di barriere che viene narrata con l’utilizzo di luoghi geografici in molte canzoni, le citazioni territoriali servono a far immedesimare l’ascoltatore con i luoghi che per quest’ultimo hanno un valore, sono pregni e carichi di significato e questo si può definire tranquillamente un valore aggiunto di certo invidiabile.

Le mani sulla città vede la collaborazione del chitarrista e compositore Alessandro Asso Stefana, mentre in Arnaldo spunta l’acustica del bandabardiano Alessandro Finaz Finazzo, la batteria è curata da Ellade Bandini mentre al basso è presente Max Gabanizza a sottolineare l’importanza della prova stessa, in un miscuglio eterogeneo di complessità e colori.

Prodotto artisticamente da Taketo Gohara e Giorgio Cordini, questo disco ha tutte le carte in regola per fare un salto di qualità meritato e ricercato, nel mare di produzioni nostrane, nell’oceano della musica italiana.

Luca di Maio – Letiana (Autoproduzione)

L’imprevedibilità si fa forma canzone e consente di dare un senso agli ultimi del mondo, in un disco struggente quanto delicato, commovente e suonato egregiamente, dove gli arrangiamenti si possono percepire a pelle fin dalle prime note, come esigenza di valorizzare le vite ai margini, per immagini profonde e soppesate; nulla è lasciato al caso in questo disco e si sente.

C’è la produzione artistica di Marco Parente e alla console di regia Asso Stefana, c’è Alessandro Fiori dei Mariposa e le fluttuazioni di Vincenzo Vasi, gli amici di sempre Sergio Salvi dei My Broken Toy/Cosmosoul, Francesco Bordo dei Nasov, Federico “JolkiPalki” Camici degli Honeybird & the Birdies, Kento & the Voodoo Brothers per finire con Paola Mirabella degli Honeybird & the Birdies, Vincent Butter.

Un disco che ha il sapore in bocca del passato, un quadro ben delineato e una poesia lontana, il mare che fa da tramite per la ricerca di qualcosa di spezzato che va ricostruito, timido abbandono nei confronti di chi spera una vita migliore, attimo di coraggio prima della tempesta, il volere raccontare un’epoca dentro a nove tracce, perché la vita non è quella vista in tv, quando si vive nel quotidiano anche un filo d’erba può avere e cambiare significato, siamo soggetti in eterna costruzione, siamo soggetti che devono capire che tutto quello che vediamo può essere futuro nelle nostre mani e noi con lui dobbiamo essere eterni oppositori dei cliché precostituiti; accarezzando la vita come se fosse la prima volta.