Angela Kinczly – Tense Disorder (Neurosen/SRI Productions)

 

Disco esistenzialista che dipinge paesaggi sonori di rara bellezza coadiuvati da un mix di elettronica preponderante che ricorda le infinità concentriche di gruppi come Amycanbe e Radiohead in quattro pezzi di una bellezza che si fa sostanza e apre la strada a soddisfazioni estemporanee magnifiche e compresse, eleganti e armonizzate, dove l’esistenza e il guardarsi dentro prendono il sopravvento in un vortice che si apre con la title track Tense Disorder fino a riprodurre un’angoscia quasi soffocante che si avverte sempre più nelle altre tracce presenti per un silenzio impercettibile in Spies, passando per Dark Secret Love e la meraviglia dell’attimo in A notion, un disco che ha il sapore veramente delle cose migliori, del pop incrociato ai sogni del momento che rielabora concetti esistenziali, rinnovandoli, facendo assaporare all’ascoltatore quel gusto dell’immaginario ricreato che qui si immola a sostanza per attimi sempre più reali e cangianti.

Angela Kinczly – La visita (Qui base luna)

Profumo di rose e di prati che colgono ogni raggio di luce per assecondare il ricordo alla ragione quasi in un’estasi mistica da cui uscirne illesi, privi di qualsiasi potenzialità, privi di quella ingenuinità che prima ci caratterizzava e ora resta solo polvere nei nostri occhi.

Magia adolescenziale e savoir faire da adulta per il disco di Angela Kinczly “La visita”, uno spaccato di emozioni che si concentrano su di un cielo ricco di avvenire e sogni da poter inseguire ancora per una volta come fosserro soffi di rugiada nel mattino che discende come coperta a racchiudere i corpi di due amanti persi nel sonno profondo.

11 tracce di un pop non gridato, non richiesto, non urlato; ma un pop che si colora di pastelli che mescolati ad acquarelli ci regalano un disco che miscela il meglio di tutto ciò che la scena italiana offre.

Bellissimi pezzi come “Lucciole” o la graffiante in sperimetalismi compiuti “Mercoledì no movie” ti trasportano in mondi lontanissimi.

“Orologi liquidi” è un omaggio a Dalì mentre il tutto si fa deserto nella strumentale “Nick and Joni” accompagnata da “Un giorno di settembre” ricordando Micah P Hinson su tutti.

“Volerò” invece si staglia come traccia sonora di incredibile grazia.

Un album perennemente in divenire che alterna momenti vibranti ad attimi di introspezione sonore.

Non possiamo far altro che sederci e lasciarci trasportare da quel profumo di rosa e dalla luce che avanza aspettando un nuovo passo, aldilà, verso il cielo.