Daniele Leoni – Piccoli segreti (Autoproduzione)

Aprire lo scrigno dei segreti, lo scrigno dell’infanzia, quella parte di bambino che è dentro ad ognuno di noi e si concentra, si fa viva, raccoglie l’eredità di pianisti come Einaudi e si pone a metà strada tra il conterraneo Andrea Carri e il campano Bruno Bavota, sia per scelte stilistiche, sia per approccio minimal pianistico, dolce e rarefatto a ricreare onde in divenire, in costante abbraccio con il nostro essere, con il nostro stare, esigenza quindi di comunicare e far riemergere un insieme di ricordi, passioni e vita dentro ad ognuno di noi, cogliendo l’attimo, soppesando le note, facendo chiarezza interna.

Velata malinconia il marchio di fabbrica di Daniele Leoni, una malinconia buona a ricoprire pensieri, a fare da sfondo alla purezza del cuore, un morbido abbraccio adolescenziale che racchiude titoli alquanto significativi per una poetica che per una volta non colpisce con le parole, ma corona l’insieme di note: Portami via con te, Il primo bacio, Nel profondo dei tuoi occhi, istantanee di vita vissuta e poi giù giù a scorrere l’Infinito.

Potrebbe essere la colonna sonora per un film Piccoli segreti, invece fa parte di quei dischi che sono colonna sonora della nostra vita, quelli che attacchi al mattino in auto o quando torni a casa la sera e ti fanno allontanare per un momento dal grigiore, ti fanno ricordare l’infanzia e quel bimbo ancora vivo dentro ad ognuno di noi.

Andrea Carri – Chronos (Psychonavigation Records)

Tempi dilatati, clessidre fermate dal tempo e dalla natura che fa germogliare anche il più piccolo strato di sementi lasciati riposare al sole di un nuovo giorno, quasi fosse una contemplazione mistica che riempie il cuore di silenzi che uccidono le parole.

Musica suonata con il pianoforte, l’armonia di Andrea Carri, il giovane pianista già passato nelle pagine di IndiePerCui, che con questa nuova prova, maggiormente orchestrata si lascia trasportare dalla costante ricerca di una via amalgamata da strumenti classici rivisitati in chiave moderna.

Andrea è un tipo da colonne sonore e si sente, simili ad altri per scelte stilistiche, lontano da altri per scelte di vita, un ragazzo che sa osare esprimendo concetti senza utilizzare parole, esprimendo speranze in un domani incerto.

In Present compare anche Perry Frank, compare e stupisce perché qui l’avanguardia incontra il classicismo, la continua osservazione di un tutto da punti di vista differenti, un’immagine che sfocata ricalca i colori dell’arcobaleno in vibrate armonie.

Si respira in tutto il disco le orchestrazioni di Kid A in Motion Picture Soundtrack, quella silenziosa armonia che ti pervade e ti rilascia lentamente un sapore da estasi continua.

Musica filiforme che si intreccia in modo esemplare in pezzi come Le parole che non ti ho mai detto, nella islandese Future  o in Music is eternity passando per il commovente finale di Dopo un raccolto ne viene un altro.

Il pianista ha fatto centro per l’ennesima volta confezionando un naturale proseguimento del cammino iniziato, un ragazzo da tenere d’occhio e da ascoltare raccolti nell’ultimo sole d’estate.

 

Andrea Carri – Metamorfosi (Autoproduzione)

Andrea Carri affascina per approccio, un pianoforte disperso nella boscaglia  a fare da sfondo a scene di vita nel cambiamento, quasi ad indicare un perfetto sodalizio tra uomo e natura che, percorrendo i sentieri e i fiumi in piena della memoria, regala emozioni a chi le sa ascoltare per pandreacarrioi, in modo opportuno rielaborarle nel racconto quotidiano.

Una musica d’atmosfera che potrebbe accompagnare il più bello e il più triste dei finali, il più bello e il più triste degli inizi, quasi colonna sonora da assaporare fino all’ultima nota.

Questo giovane pianista emiliano di 23 anni è accompagnato da Roberto Porpora agli effetti elettronici sonori dove il tutto assume il contorno della meraviglia per il gusto del declino melodico e per gli arrangiamenti minimali e sovrapposti a linee quasi Einaudiane,  da Van Veen lontano km ai porti senza confini di Terry Riley.

Tracce che prendono il sopravvento si colgono nella bellissima “Memoria”: un intreccio di rami-voci ad innescare quella catena emozionale tipica di chi sa usare con eleganza anche il singolo rumore dal nulla.

Un pianista da tenere d’occhio questo, anche per il cammino di viaggiatore che sta intraprendendo, per il piglio di coraggio che lo contraddistingue nel muoversi in terreni già marcatamente battuti e per la volontà di farcela sempre e comunque nell’eterno divenire.