Alessio Pianelli – Sulla Quarta (Almendra Music)

Incursioni e rivisitazioni, incisioni e pressante attesa che si fa bagliore di luce comprensibile attraverso una potenza espressiva che riduce e amplifica visioni, una musica per violoncello che incorpora un bisogno di adombrare il passato per dargli nuova luce utilizzando sofisticazioni che parlano di interiorità e passione per quel qualcosa che si chiama musica e richiama ad un mondo lontano, quasi in dissolvenza. Il giovane violoncellista siciliano intasca una prova del tutto personale dove la solitaria attesa sfocia in un qualcosa di sentito e soprattutto di ampio respiro dove ad aprire le danze troviamo quattro composizioni scritte da Giovanni Sollima, primo maestro del nostro, per poi addentrarci puntuali nel fulcro centrale dell’opera e cioè nella Suite No.4 di Bach in una specificazione d’intenti che va oltre la mera rappresentazione, ma piuttosto si fa incursione personale accennando a mondi visivi che si fanno ascoltare. A complementare lo sfogo d’artista un brano personale che si fa summa e interpretazione del periodo passato e delle conquiste da raggiungere, quella title track che ci consente di attraversare luoghi di pura percezione astratta attraverso le emozioni di un violoncello in divenire.

UTVEGGI – Altri Mondi (Almendra Music)

Paesaggi sonori che intrecciano Oriente e Occidente, Nord e Sud del mondo in un disco fatto di tanta sostanza sonora che si inerpica attraverso un rock che tende il filo del ricordo e del vivere quotidiano in accenni che si fanno vibranti quando la musica da un rock di pura matrice inglese si trasforma e tocca vertici di prog italiano, intascando la lezione del tempo, ma anche e soprattutto un’esigenza estemporanea di dare vita a sedici tracce che sono dei piccoli ritratti, dei piccoli racconti a se stanti in grado di comunicare attraverso una narrazione che parla il Giapponese, parla il dialetto siciliano, per un continuo scontro e incontro che sa di natura e di città metropolitane in divenire, di pensieri in dissolvenza e di bisogno soggettivo di imbrigliare nell’universo quegli attimi di luce che parlano anche un po’ di noi, in una globalità indefinita, ma pur sempre una globalità di condivisione.