Luigi Turra – Alea (Line)

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Abbandonando i flutti della ragione il vicentino Luigi Turra compone un quadro iperbolico di un colore rosso sfumato in divenire capace di compenetrare e stabilire un legame complesso e simbiotico con “L’amante della Cina del Nord” di Marguerite Duras rielaborandone suggestive impressioni che ammaliano e ridanno spessore ad un noise ricreato con strumenti naturali e brevi incursioni parlate, pezzi di testo in francese, pezzi di voci che alternano i silenzi alle note di piano discostanti, in quel gioco sulfureo di attesa e arrivo, di partenza e manierismo sonoro in grado di ottenebrare il velo oscuro della ragione e lasciandoci trasportare nell’impotenza dell’abbandono, nell’impossibilità di essere qualcosa per qualcuno, mantenendo una forte idea di conquista anche quando la stessa conquista si allontana, un primo amore raccontato nell’errare dell’essenza stessa che grazie all’uso di pause ad effetto ricrea momenti di intimità elastica, che si lancia nel vuoto del cuore e ritorna nell’antro della ragione.

In un processo nostalgico questo viaggio è in grado di approfondire una parte di noi celata e segreta, giustamente riscoperta grazie ad un comparto emozionale davvero notevole in un excursus fuorviante e a tratti allucinogeno per un racconto nel racconto; un’unica traccia di poco più di quaranta minuti imbottita a dovere di sogni sinistri rosso amore.