Giovanni Succi – Con Ghiaccio (Ala Bianca/La tempesta dischi)

Poesia ammaliata di precaria presenza dove le luci della sera fanno capolino e si insinuano lentamente nelle tristezze malinconiche di un giorno che sta per venire. Ombre e passione quindi, morte incombente e aleatorietà del caso si fanno costrutti essenziali per comprendere il nuovo progetto solista di Giovanni Succi già con Bachi da pietra, Madrigali magri, La morte in un eterno divagare verso l’oscurità che si fa presenza ammaliante e possibilità di racconto, possibilità irrequieta di creare, custodire e inventare nuove forme di comunicazione caratterizzate queste da una voce importante che di certo non passa inosservata, ma anzi dona profondità al campo e altrettanti spiragli alternati da dove poter raccontare l’Italia vissuta, l’Italia piegata dai vizi e dai continui deturpamenti, tra l’abbandonato e le possibilità da cogliere, ancora, una dopo l’altra. Quel che ne esce è un disco crepuscolare, profondo e intenso, un album che non chiede, ma costruisce ricordando per certi versi le cavernose presenze di Nick Cave o Tom Waits in un’adesione demoniaca musicale inconfondibile e difficile da paragonare se non per il gusto e il bisogno di mantenersi fedele ad una linea controcorrente e di certo ispirata.

LOSBURLA – “Stupefacente!” (INRI/Ala Bianca)

Il ritorno di LOSBURLA è uno schiaffo al passato, è uno schiaffo verista che racchiude una compressione immediata, sporca, che non lascia spazio alle velleità e alle inutilità, ma si concentra con rinnovata forza nel creare una costante sovrapposizione di vita reale e viscerale, dove il cantato acquista vigore in primo piano, abbandonando i registri del primo disco per compiere un salto quasi nel vuoto, fino a cogliere le profondità più nascoste del genere umano.

Questo è un disco senza peli sulla lingua, è un disco difficile, ma dal forte carattere contenutistico, una prova che raccoglie le difficoltà dei nostri tempi, per poi spararle a raffica, una dopo l’altra, in pezzi come Le promesse, Il tuo cane veste Prada, Tutti uguali e I cittadini sono liberi, a rimarcare con forza quel senso di vera appartenenza al nostro essere più profondo, al nostro essere vita oltre ogni forma di consuetudine.

Roberto Sburlati confeziona con Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi e Davide Paolini un disco che trasforma l’amarezza in reazione, abbandonando il rimpianto e concentrando il grande desiderio di apparire, in un qualcosa di più dimesso, quasi leggero, dove la leggerezza è materia di gran pregio costruita per esaltare l’anima delle canzoni stesse.