A violet pine – Again (Autoproduzione)

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Violenza sonora imbrigliata nelle costanti atmosfere di un tempo in dissoluzione che regala attimi di introspezione cosmica pronta a riempire i vuoti che ci portiamo dentro con ripetizioni di anfratti e di mondi perennemente in dissolvenza e attesa. Gli A violet pine sono tornati. Sono tornati con Again un disco criptico e potente, un album intriso di fugaci pensieri e costantemente racchiuso in esplosioni che possono concedere ampie vedute e rivoluzioni alle porte. Il rock oscuro dei NIN, dei Tool degli A perfect circle si mescola alla contemporaneità, raccontando di un mondo in cambiamento, ma non attrezzato al cambiamento stesso.  Pezzi come Interstellar love, Again, When boys steal candies sono punti essenziali per una ricerca che non lascia nulla al caso, ma piuttosto diventa attimo, bagliore necessario per comprendere una poetica introspettiva, ma di lucidità davvero invidiabile.


A Violet Pine – Turtles (T.a. Records)

Continua la ricerca e l’attenzione sonora degli A Violet Pine, capaci di infondere potenza ruvida ed essenziale, calibrata da un’elettronica di contrasto e incisa per relegare l’inutile al fondo e contrarsi sull’essenzialità in primo piano.

La copertina è una meraviglia visiva, incisiva, con pochi elementi e riconoscibilissima; una cover che racchiude il senso del disco, un cavallo che traina un uomo lungo il mare, il nome del disco tartarughe e quella natura dominante in grado di percepire le difficoltà ed essere lei stessa timoniere del tempo, tra passato e futuro, senza mai fermarsi in questo presente discostante e perennemente fuori moda.

Fuori moda dell’intelletto, le nostre sono solo congetture, sono solo pensieri che aprono le danze come se tutto fosse un gioco The Game per finire con una parola, una domanda, Why?; il perché è dentro di noi, perché accada tutto questo, perché non riusciamo a relegare l’oscurità ad un altro pianeta lontano e non facciamo dello splendore della luce una nuova ancora per vivere ancora?

Tra new wave rock anni ’80, ricordando la fragilità di Ian Curtis, i nostri confezionano un gran disco, sia dal punto di vista estetico, sia dal punto di vista musicale e di contenuti: l’acqua sostanza vitale accompagna e in fondo, solo in fondo un orizzonte da riscoprire.

A Violet Pine – Girl (Seahorse Recording)

Alchimia pura ricondotta al fascino post rock e trip hop, essenziale quanto basta per ingannare l’ascoltatore e uscendo da stereotipi che ad un primo ascolto li potrebbero paragonare a Thom Yorke e co. e ad Air su tutti.

Ricchi di melodie ultraterrene invece i Violet Pine, a dispetto di una copertina provocatoria, si lasciano andare alle morbidezze dell’elettronica, un’elettronica qui che si fa preponderante su tutte le scelte stilistiche a parte qualche traccia, più intimista e condizionata da suoni più acustici.

Un disco ricco di vibrazioni e soprattutto d’atmosfera che regala un incedere sincopato che corteggia e racchiude dei piccoli diamanti quasi colpevoli di possedere una bellezza sfavillante.

Ascoltate l’iniziale Pathetic tanto per credere o la scintilla sonora in Even if it rains, passando per le sospensioni sonore di Family o di 25 mg of happiness.

Arrivano poi le suadenti ballate Sam e Fragile a sancire una fine sincera e costruita, quasi irreale, con Pop song for nice people.

Dentro al mare si rialzano corpi pronti a ripartire dopo lunghi affanni, quasi un’esperienza onirica che Nolan vorrebbe raccontare, al momento ci accontentiamo di musica per le nostre orecchie che si fa viva più che mai nel trascorrere del tempo.