A l’aube Fluorescente – Taking my youth (Overdub Recordings)

Prendi la mia giovinezza e scaraventala al suolo, immola grida di dolore verso ciò che non è più tuo e compi un gesto d’amore, verso chi ti teme, verso il caldo estivo, verso il piccolo che è dentro di te e che deve in qualche modo far parte di un qualcosa di più grande, di più sentito, verso territori lontani; nostalgici coinvolgimenti emotivi tra rock sognante per partenze cosmiche.

Gli Alaf segnano il cammino con questa nuova prova e lo fanno con un suono di tutto rispetto, mescolando sapientemente il post grunge e creando un alternative rock non forzato, ma che imbastisce trame sonore senza tempo, un estinguersi di gioia verso territori sconfinati, un infinito che si tocca con mano e rende la proposta un’eterogeneità complessa e non banale, dando prova ancora una volta della capacità intrinseca della band di creare in tutto e per tutto meraviglia.

Prendere la giovinezza è un inno generazionale che dentro di noi esplode come fosse materia incandescente, tra le divagazioni sonore di Wiser, passando per la linea d’ombra di The King of air castle e altalenando il tutto sino ad arrivare alla bellezza di Venetian Green Room.

Un disco che per approccio si coordina ad una nuova forma di metal melodico, tra sospiri senza tempo che sono anch’essi veicolo per territori da esplorare, alla ricerca di quel bambino, alla ricerca del caldo d’Agosto, alla ricerca di qualcosa che giace sotto la polvere nel nostro cuore e che ogni tanto avrebbe bisogno di una luce nuova.