Sondag – Bright Things (Overdub Recordings)

Sperimentazioni d’oltreoceano che incontrano il post grunge di fine anni ’90, intersezioni profonde di costrutti necessari per implementare forze e raggiungere obiettivi travalicando difficoltà del vivere in una musica che è araba fenice che rinasce ad ogni nota, rimembrando vissuti di un’altra epoca, di altre circostanze, ma qui ben rappresentate in un disco che ingloba il necessario di Nickelback e le manie di introspezione di Aaron Lewis degli Staind, per nove pezzi che suonano abrasivi sin dalla traccia d’apertura Sweet e giù giù fino a ricomporsi nel finale Time has come, per magnificenza che attrae e ci disperde in lande desolate da dove poter ripartire ancora, in un gusto che va oltre le radici di un sentire comune, in un connubio ben bilanciato tra il classico e il moderno; i Sondag non si fanno mancare niente, hanno assimilato la formula per scrivere dei buoni pezzi e questo Bright Things ne è la prova più radiosa.