Parte Lesa – Lo scambio (Autoproduzione)

Vengono da Brindisi e fondono la new wave anni ’80 con un progressive rock di matrice anglosassone che si intreccia a voci maschili e femminili per raccontare in modo superbo, narrativo e originale un’Italia che non c’è più.

Un album non dichiaratamente politico, ma che parla espressamente di Noi, del nostro modo di essere e della nostra parte più combattiva, quella che ci permette di aggrapparci nei momenti peggiori della nostra vita, quella che ci permette di sopravvivere sopra ogni cosa, oltre ogni pensiero, oltre ogni immaginazione.

Testi poetici e ben strutturati ci schiaffano la realtà così in modo diretto ed esplicito, in modo quasi sensazionale, raggiungendo apici di poesia onirica che a tratti, a gesti, rende la proposta un’esemplare rappresentazione di uno spaccato di società che non viene sentita e che non viene ascoltata, uno spaccato di Noi che relegati ad essere umili consumatori chiniamo il capo giorno dopo giorno.

Questa però non è la lezione dei Parte Lesa, loro ci insegnano a lottare, a denunciare, a vivere in modo pieno facendo della nostra vita uno strumento legale per una politica che è di tutti, che non abbandona nessuno, una politica a favore di quelle classi sociali più deboli e prive di diritti, tra sonorità in espansione e lotte sindacali, Tra Lecce e Nardò passando per L’errare e Paga Bobo: rivendicazioni di classe per valori che non esistono più.

Ecco allora che ritorna l’essenzialità del valore, il credere in un ideale che sempre più fa parte della storia, un ideale però che deve tornare ad essere nostro, come la storia del resto, in un moto ondoso continuo che prima o poi si calmerà per renderci uguali l’uno all’altro.