Oh Lazarus – Good Times (Off Label Records)

Il corvo colpisce con il becco la tomba di un passato che non c’è più e non si spaventa davanti a queste macabre danze che vanno oltre la concezione di gotico, ma si lasciano rapire dai suoni di matrice americana, immaginando un horror western d’annata, tra le nebbie de L’insaziabile e le sconfinate praterie attorniate da ostili rocce di Ritorno a Cold Mountain, per un disco che sa di un’altra epoca, un album oscuro, nero, nel senso più cupo del termine, dove tutto non è come sembra e dove i pericoli si celano dietro l’angolo.

Questo è un disco che esce dagli schemi e gli Oh Lazarus dal classico trio si moltiplicano e danno spazio alle collaborazioni più disparate con membri dei News for Lulu, Jack La Motta, Pocket Chestnut e Dead Shrimp; un aggrovigliarsi di strumenti impolverati dal tempo che ricreano un’era e lasciano convincere l’ascoltatore grazie alle capacità straordinarie del gruppo di fare dell’immedesimazione un punto di forza sui cui scommettere e su cui sperare per un futuro diverso.

Il clarinetto si innesta all’organo e poi via via le percussioni ricreate, la chitarra resofonica, il banjo, il pianoforte: un saloon di scheletri che danzano al ritmo di questa musica che risiede nel più profondo del nostro corpo e nasconde aspirazioni volute, ricercate e mai raggiunte, Edgar Allan Poe e il suo eterno malessere interiore, che incontra la raffinatezza di Antony e la sperimentazione di qualsivoglia grande della musica contemporanea, un disco da avere e da ascoltare.