Na Isna – Un Dio furioso (Autoproduzione)

Che appartiene alle sue radici, questo è il significato profondo della parola Na Isna, un concentrarsi nel passato per creare un futuro, la terra, l’erba i luoghi da cui proveniamo che rimangono abbandonati allo scorrere dei giorni.

Un disco inquieto carico di una forte poesia e di testi visionari che si gettano in modo quasi immacolato in una realtà fatta di migrazioni e speranze, racchiuse da imbarcazioni cariche di occhi che tentano di intravedere futuro e soprattutto sostanza.

La band Modenese analizza in modo dettagliato tutto questo e lascia di stucco per la bellezza intrinseca che possiamo evincere dai testi: vere e proprie opere d’ arte contemporanea da leggere e ammirare.

A livello sonoro troviamo un leggero post rock e anche e soprattutto i Marlene Kuntz di Senza Peso e Bianco Sporco, ad arginare chitarre di gran classe in puntuali sovra incisioni di arpeggi in divenire.

Bellissime e significative le tracce Neri Mai, Il gobbetto del parco e Canto di Migranti passando per  la toccante Solleva il viso.

Un disco concepito e nato già maturo, con tanta classe da vendere che di per sé non è classificabile come semplice album musicale, ma come vera e propria opera letteraria su  un argomento che ci riguarda da vicino, ma che viene subdolamente trascurato.