MiSaCheNevica – Come pecore in mezzo ai lupi (Dischi Soviet)

I MiSaCheNevica tornano e stupiscono con una prova matura e ben fatta dove le chitarre di Zanon e il suo cantato, graffiano più che mai.

Al basso il preciso Marco (Love) Amore e alla batteria la potenza di Antonio Marco Miotti regalano quelle sospensioni musicali in presa diretta degne di una grande garage band che raccoglie in parte l’eredità del grunge rovesciandola in anni defunti dove a perdere sono sempre le stesse persone.

E’ un disco di materiale vissuto compiaciuto da suoni sporchi e analogici.

6 giorni di intense registrazioni che regalano materiale scottante, quasi live, forse questo l’intento del gruppo che fa del palcoscenico il terreno dove regalare emozioni sprigionate con una capacità tale da rimanere stupiti.

La band cittadellese e limitrofi del padovano pubblica per Dischi Soviet, contando sulla produzione di Matt Bordin dei Mojomatics e sul mastering di Carl Saff di Chicago.

“Come pecore in mezzo ai lupi” è un disco ricco di storie intra-extra personali dove a confluire e creare omogeneità sono suoni scarni, ma allo stesso tempo pieni di capacità introspettiva e carichi di quella sfrontatezza giovanile perdutamente rock.

L’album inizia con la roboante “Figlio illeggittimo di Kurt Cobain” la canzone forse più “Disfunzionata” della lunga track-list che si immedesima nello Stato apatico in cui viviamo, dove la tv è idolo da venerare a qualsiasi ora.

Si passa ad “Apridenti” dove il suono distorto/pulito vince “sul tempo che sporca di bianco la mia barba”.

“Retromania” è un inno al vintage di passaggio dove i cori perfettamenti incastonati come gemme rendono il pezzo un gioiello per la sua interezza.

Segue “12 Giugno “ buon apripista per “Il nostro paese diviso in due”: “Sacrificarsi per un mondo migliore, rivoltala se puoi la tua vita underground”, l’essere orgogliosi nell’essere antieroi che trova spazio per la strumentale/corale “Dr.Lennon”.

“La partita di calcetto infrasettimanale” è un brano che girava già in alcuni loro live passati e racconta della mediocrità dell’uomo medio italiano appassionato della futilità.

“Tasche piene” è un buon compromesso tra dark rock e melodico.

“Smaltire tra le scimmie” è ricercata melodia vocalizzata, si sentono molto i Verdena di “Il suicidio del Samurai”.

Prima della chiusura affidata alla bellissima “Scheletri Nascosti” troviamo “Aiutaci Matteo” forse destinata a patron Marenduzzo della Dischi Soviet?

I MSCN regalano un album ben registrato e riuscito, l’incontro tra una voce molto personale e particolare e un suono ricco di desideri neo poprock, un passare oltre le frasi fatte e i convenevoli, un mirare ad un punto definito che di giorno in giorno concede soddisfazioni sempre più chiare e vere.