Intervista a Umberto Maria Giardini

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Questa è tra le prime interviste dopo un anno di recensioni e volevo subito partire con una domanda che riguarda il titolo del tuo nuovo album che mi ha sempre incuriosito perché il nome “La dieta dell’imperatrice”?

Il titolo che ho dato al nuovo album e’ nato da un esigenza legata al concetto di simbolismo, cosi’ come viene concepito nella mia testa; volevo qualcosa che apparisse introverso nel suono e immaginario nel significato. La dieta dell’imperatrice e’ risultato il piu’ appropriato, poiche’ nella mia visione personale della musica italiana, la dieta e’ la condizione nella quale la piu’ nobile delle arti e’ costretta a vivere, per colpa degli addetti ai lavori che non riconoscono il reale valore oggettivo del materiale che ogni anno viene prodotto nel nostro mercato. Se i giornalisti addetti ai lavori scomparissero , la musica italiana ne guadagnerebbe tantissimo.

 La formazione rispetto alla precedente è cambiata profondamente perché questa scelta?

I miei nuovo collaboratori rappresentano piu’ che mai il nuovo volto di UMG. Il progetto Moltheni non poteva in alcun modo confondersi col nuovo ciclo e qst’ultimo nasceva con proprie caratteristiche estremamente diverse da Moltheni. Da qui la scelta necessaria di cambiare approccio e quindi anche band rispetto agli anni precedenti. Non a caso abbiamo eliminato il basso, e’ stata una sfida, combattuta e vinta.

Qual’ è stato il momento in cui hai capito che bisognava fare qualcosa di diverso, una trasformazione alla luce del sole?

L’ho capito quando ho ricominciato a scrivere e quando Anna Calvi pur non conoscendomi mi disse: “ogni cambiamento porta un nuovo modo di vedere le cose…quando si cambia, si vede meglio”. Da li’ fino a capire cio’ che dovevo fare e’ passato un arco di tempo brevissimo.

Raccontaci del nuovo progetto – video finanziato con il crowd funding su musicraiser.

C’e’ poco da raccontare. Avevo bisogno di soldi, esiste una nuova piattaforma, l’ho utilizzata..ho realizato il nuovo promo. Stop.  🙂

 Se dovessi scegliere che strada prenderesti: più sale di incisioni a prezzi popolari in Italia o più Talent show e derivati?

Nell’una nell’altra, provo schifo per tutto cio’ circonda la musica italiana. Dall’approccio dei musicisti (categoria di poveretti), alla realizzazione dei progetti, dalla promozione, ai live nonche’ al metodo di lavoro legato alle etichette e loro gestione.

 Ultima domanda: i 5 dischi a cui non rinunceresti.

Qualsiasi opera di Wagner..del rock, del pop e della vostra musica indie non me ne puo’ fregar di meno.