Gianni Venturi/Lucien Moreau – Moloch (Autoproduzione)

Duo straordinario che ammalia e incolla all’ascolto grazie a poesie crepuscolari che si affacciano al 2.1 in cui viviamo, stravolgendolo e schiaffandoci in faccia una realtà senza giri di parole o questioni astratte da percepire e di cui parlare, un disco a pugno chiuso emozionale quanto basta per gridare al miracolo, in questa era sterile e omogenea, quasi disadorna di un sentire comune che dovrebbe invece essere percepito in tutta la sua massima potenza.

Gianni Venturi e Lucien Moreau ci fanno entrare nel loro mondo fatto di disordini cosmici musicali che accompagnano poesie di rara intensità, nella bellissima impresa di ricreare un post band CSI all’interno di 1984 ambientato nei nostri giorni, dove la globalizzazione è segno di inciviltà e dove il terreno fertile per far crescere la natura, quella vera, se di natura vera possiamo parlare, esiste al di là del nostro vivere, ma è ancora vicino a noi alla portata del nostro costrutto esistenziale, in una protesta musicale che ingloba anni di storia in un disco magnifico e di rara introspezione, un disco non da ballare, un disco da ascoltare per essere migliori.