Fuochi di Paglia – Ménage a trois (Labella)

“I fuochi di paglia” sono un gruppo che già dal  primo ascolto non può far altro che farti innamorare.

3 folli  questi, folli in cerca di divertimento tra parole e testi sconquassati e allegria disincantata che regalano pomeriggi di lunga ironia esistenziale dove ognuno può riconoscersi nei testi raccontati, nelle storie vissute, tra amori persi in mare e precariato, tra crisi musicale e ironia sul “Bel Paese”, contagiosa quanto basta per racchiudere al proprio interno tutto ciò che serve per rendere un disco appetibile e di sicuro gusto.

Sul piano sonoro gli arrangiamenti sono lineari con una voce in primo piano che ricorda il “Luca Bassanese” degli esordi mentre la musicalità raggiunge apici sonori in pezzi come “PacMan”: in questo disco sembra quasi di ascoltare delle rivisitazioni di pezzi pubblicitari anni ’80 con appiglio funky, in veste asciutta  e acustica quasi scarna dove l’essenzialità è sancita in ogni secondo, ogni minuto; quell’essenzialità che va diretta al punto senza troppi orpelli che farebbero di queste canzoni solo opere da ammirare.

Noi invece le vogliamo toccare queste opere, manipolarle, ricostruirle secondo il nostro concetto di bellezza, ecco allora che pezzi come “Carciofo da pinzimonio” o “Ogni cantautore” sono l’emblema di una scoperta trascina-masse mentre canzoni come “Parvenu” e la finale “La ballata di Maria” mescolano CCCP al tribe-rock.

Un disco intenso, pieno di carattere e che certamente ci farà scordare le preoccupazioni quotidiane, o meglio, potremmo vedere quest’ultime in un’ottica diversa e più costruttiva sperando che questo gruppo e i 3 fuochi che lo compongono, possano essere ripagati di così bel pulito lavoro.