Fabrizio Pocci e il Laboratorio – Il migliore dei mondi (VREC)

Fabrizio Pocci assieme al Laboratorio crea un disco solare, ritmato e ben congegnato per la stagione che deve arrivare, tra altalene di colori e sprazzi di vivacità contagiosa che si esprimono lungo tutte e sei le tracce che vanno a comporre l’ep.

Il quarantenne cantautore toscano confeziona una prova convincente che si imbarca verso lidi lontani e conquista per morbidezza d’approccio e sostanza da dispensare.

Tra strumenti prettamente folk: lap steel e mandolino, contrabbasso e tastiere i nostri ingaggiano un duello con il tempo che deva ancora arrivare, un duello con il quieto vivere che si fa via via sempre più complesso e poco delineato, in un avvicendarsi di forme che prendono il sopravvento tra sussulti reggae, ska e cantautorato alla vita assaporando il vento.

Un buon equilibrio quindi, che ci ricorda per spirito la Bandabardò anche se a volerla dire tutta il frontman della band toscana Erriquez si intravede alla produzione e nel cantato di Le stagioni di una vita.

Disco quindi ben studiato e riuscito, ricco di sfaccettature e di intenso savoir faire letterario.

Pensa ad una giornata di sole riscaldata attraverso un vetro che dipana le ombre e si lascia al tempo che verrà in un turbine segreto fatto di amori lontani ed esigenze da condividere in un saliscendi vorticoso legato al filo dei ricordi, pensa a canzoni strutturate in modo magistrale dove le contaminazioni sono evidenti e percepibili, pensa al contrario del buio e alle foglie mosse dall’aria: tutto questo è Fabrizio Pocci.