Emmanuele Gattuso – Plaything (Autoproduzione)

emanueleSolo 6 tracce per entrare in un mondo e non uscirne più, solo 6 i passi che accompagnano nell’inconscio e nelle terre inesplorate, solo 6 i brani che racchiudono un’energia segreta e misteriosa, potenza nascosta dietro a foglie di alberi plurisecolari.
Emmanuele Gattuso scardina la forma canzone per far parlar di se con un album strumentale e onirico, fatto di sintetizzatori e parole rigenerate in bilico tra il primo James Blake e il Kid A passando per Massive Attack su tutti.

Un incrocio di stili che già si pongono con accento meditativo nella traccia di apertura “Loser” accompagnata da rumori disturbanti e intrecci chitarristici a quietare animi pronti al sussulto quotidiano che ti fa capire quanto perdenti possiamo essere nella vita di tutti i giorni.

“Bist du auch in meinem Traum?” tradotta “Sei nel mio sogno” romba di colore invernale, calpestata da una batteria e un synth schizzato e cerebrale.

“Ocean” è pura bellezza sonora legata a mescolanze lunari, mentre la spiazzante “Plaything” sembra una ninna nanna robotica dove nulla è affidato al caso aprendo il campo a “Your Sunday” l’altro pezzo cantato del disco che incrocia Kings of Convenience a Jimmy Gnecco.

Nel finale l’aria si fa leggera con “Wire Field”: 6 minuti di pura catarsi.

Questo disco ha del magico perchè conquista per le atmosfere e le trame sonore eleganti ed essenziali, un quadro dipinto su di un tablet dove i colori sono bit sonori impressi su di una tela infinita.

ASCOLTA IL DISCO QUI

http://emmanuelegattuso.bandcamp.com/