Drovag – Toxin (All will be well records)

Elettronica manipolata ad uso e consumo personale in un vortice di sensazioni che ben si amalgamano con il desiderio di creare una sostanziale visione d’insieme, una sostanziale energia che parte dal suono per ampliare termini e condizioni all’interno di un synth pop mescolato ad un trip hop davvero ben studiato. Drovag, all’anagrafe Alessandro Vagnoni, ci regala una prova da one man band caratterizzata da incursioni contemporanee e nel contempo passate dove anime oscure si incontrano per dare un senso poetico e inglobato a pezzi multisfaccettati e ricchi di sfumature. Toxin, nel suo insieme, è un album che regala soddisfazioni ascolto su ascolto. Riesce ad incrementare la scena new wave degli anni ottanta per portarla ai giorni nostri, condendo il tutto con una psichedelia mai inquadrata, ma ricca di riferimenti in continuo divenire. So hard, Surface, Her last meal, Voices sono solo alcuni pezzi di un puzzle composito dove forma e sostanza si sposano concedendo al tutto un apocalittico senso di sperimentazione invidiabile.