Bloody sound/AA.VV. – Sound bloody sound (Bloody Sound)

Sound Bloody Sound - La raccolta per i 20 anni di Bloody Sound

Selezionate con indiscussa capacità, arrivano, raccolte in un’unica compilation, alcune tra le canzoni che hanno segnato l’etichetta Bloody Sound nel corso della ventennale presenza nella scena underground italiana. Daniele Nando Luconi e Nicola Amici raccolgono parzialmente sudore e momenti da intrappolare in un’unica fotografia svincolata dalle mode del momento attraverso le sensazioni e le esperienze di una label che ha fatto dell’alternative e della ricerca la propria chiave di volta. Ci sono gruppi, band, autori come Lleroy, Esseforte, Kaouenn, Loris Cericola, Heat fandango, CUT, una scena espansa nel corso del tempo e che ha visto Ancona e la sua provincia essere al centro di un progetto capace di durare nel tempo. Un esperimento riuscito, un omaggio e un inno al non perdersi. Uscito in cassetta e in CD edizione deluxe, Sound bloody sound racchiude uno spirito, un’esigenza che oltrepassa, con stile unico ed eterogeneo, la nostra quotidianità.


 

Tanks and tears – Timewave (Swiss dark nights Records)

Timewave | Tanks And Tears

Dopo sette anni di attesa ritorna la band toscana Tanks and tears con un album dirompente e capace di proiettare l’ascoltatore in un mondo decentrato che non esiste più, un universo parallelo che possiede tutte le caratteristiche necessarie per assomigliare al nostro. Timewave è fatto di onde gravitazionali, di dark intriso di post punk, di energia viscerale che non si risparmia e concentra l’attenzione all’interno di atmosfere ricreate ad arte, parlando al cuore di chi ascolta, entrando, con stile soppesato nei meandri interiorizzati di una musica introspettiva. I Tanks and tears sanno suonare e lo dimostrano anche in questo album fatto di passione e occasioni per recuperare il tempo perduto grazie a sintetizzatori e momenti di indiscusso valore. Dall’Intro fino a S.O.F.T. passando per Nightmare, Haze of lies, Galaxies, i nostri riescono a mettere in musica stati emozionali in continua e perenne evoluzione.


Esterina – Musica di provincia (Curaro Dischi)

Nella musica di esterina ci sono i vuoti del buio che si aprono alla luce più vera e reale. Caleidoscopio di emozioni per cuori che cercano il bene oltre misura intensificando i  punti di vista e trovando appigli, speranza, costruzioni in divenire a riscaldare pensieri, pace, solitudini nascoste. Il nuovo di esterina diventa scarno e corale. Appassiona le esigenze di coltivare parole lungo i sentieri della vita e abbraccia in contemporanea la bontà di una musica che non cerca il consenso, ma diventa essa stessa ricerca di un modo di dire, di essere e di fare. Nell’ultimo di esterina suona, per l’ultima volta,  Giovanni Bianchini, batterista da sempre per il gruppo di Massarosa. Un modo per andare via senza andare definitivamente via. In Musica di provincia ci sono pezzi meraviglia che definiscono la qualità indiscutibile di un gruppo che ha fatto, senza ombra di dubbio, la storia della musica underground italiana. Le vite degli altri, Le cose che da tempo ti dovevo, Amore splendido, La mia ragazza, sono gli esempi massimi di una poetica che ferma la quotidianità e ci trasporta nei territori della bonifica pur toccando latitudini che non sono incasellabili, ma che inevitabilmente conoscono e riconoscono le coordinate del nostro stare. Ascoltare esterina è come essere accolti da un abbraccio infinito. Un bene smisurato. Per noi, per tutto ciò che ci circonda. Un quinto disco in studio, speciale, radicato che profuma come un atto d’amore eterno, una pace che conforta e corrode, si fa viscerale, raggiungendo vette di normalità irraggiungibile. Un album di spessore dove esterina riconosce l’appartenenza ad un qualcosa di più grande, immenso.


Marco Lippini – Simple stories (Entusiasta dischi)

Simple Stories

Partire dalle storie semplici per creare qualcosa di unico ed eccezionale. Amplificare le vedute per uscire dalle stanze comodamente adagiate dipingendo quadri di vita domestica inglobate nella quotidianità e pronte a risplendere grazie ad un cantautorato che sa osare che oltrepassa i cliché e che cerca di trovare una propria via di conforto nel marasma della musica attuale. Il cantautore toscano Marco Lippini riconosce la grandezza immaginifica della musica del passato e il suo è una sorta di excursus ricco di rimandi ad uno stile che con delicatezza apre le porte del nostro costruire mondi, parallelismi, architetture indipendenti e coinvolgenti nel tentativo di identificare i passaggi necessari, le coordinate geografiche di questa realtà. Un po’ in inglese, un po’ in italiano, da Tom Mcrae fino a Elliot Smith, il nostro ci accompagna in un percorso personalissimo e sincero. Un cammino dove ogni cosa illuminata sembra vivere di vita propria e dove ogni passo acceso segna un passaggio necessario tra poesia e musica.


Bent trees society / Teddy daniels – Split (White lips music)

Split di nostalgica energia che ingloba il sapore degli anni ’90 intensificando visioni sulfuree dove chitarre nervose riescono a ricoprire elementi di transizione tra passato e futuro attraverso un’idea che ai giorni nostri appare originale. Due band, un unico disco. Direttamente dalla Sardegna i Bent trees society e i Teddy daniels confezionano una prova che parte da lontano. Siamo sui territori del grunge e dell’alternative per i primi mentre i secondi ci fanno assaporare un’immediatezza garage rock sporcata dal punk per una prova d’insieme che unisce le forze nel ricercare nuove strade da seguire, nuove valvole di sfogo ad incontrare il nostro vivere e il nostro stare. Una canzone per ciascuno. Crosswords and crosses e Alpha. Due facce di una stessa medaglia. Un tunnel circondato di domani accarezzato dalle buone intenzioni e perennemente alla ricerca di un posto di mondo da occupare per esistere ancora.


Five hundred horse power – Cluster (Andromeda Relix)

Potenza sonora intrisa di energia graffiante si staglia attraverso l’orizzonte della provincia vicentina con metodica dedizione ad un genere che di natura richiama aspetti devastanti che mescolano poderosità e tecnicismi assoluti per un risultato d’insieme capace di dare nuova linfa vitale ricercando, nei territori inesplorati, la chiave di volta per i futuri a venire. L’ultimo disco dei Five hundred horse power suona polveroso e riesce ad unire stili diversi che ruotano attorno al metal e all’alternative fondendo attimi di calma apparente con il gutturale bisogno di gridare al mondo intero una sorta di disagio su cui porre le basi per conquistare, con capacità, spazi di creatività attesa. Cluster è un concentrato caleidoscopico di forme che acquisiscono una visione d’insieme a tratti elettrizzante profumando l’etere di cambiamento, quel cambiamento che diventa maturità per una band che fa dell’unione in evoluzione il punto fondamentale del proprio stare insieme.


Boban – Quater (Autoproduzione)

QUATER | BOBAN

Infrastrutture cosmiche dirette e costruite passo dopo passo intensificano le visioni sempre vive di un mondo dove le energie viscerali si fondono per dare alla luce un disco fatto di sogni, rimpianti e bisogno di gridare alla realtà il proprio senso di appartenenza, l’effettiva concretezza nel ricreare la strada da seguire. Il nuovo dei Boban sa di immediatezza mai generalizzata, mai banale, ma piuttosto profuma di fotografia di un determinato momento storico inglobando punk e rock, rumore di sottofondo e intense architetture modellate e riempite di buone intenzioni. Nel loro album c’è anche la psichedelia e quell’essenza sostanziale nel dare un nome al viaggio di andata e ritorno chiamato vita e che ci ingloba tutti indistintamente fino al midollo. Da Manchester a Zizou i nostri ci regalano una prova che conosce le intemperie di questo tempo infame. Un disco corposo che sa accendere la scintilla necessaria a colorare i pomeriggi grigi e uguali di questa quotidianità.


Pinhdar – A sparkle on the dark water (Fruits de Mer Records)

Pinhdar | Interview | New Album 'Parallel' - It's Psychedelic Baby Magazine

Trip hop ammaliante e unico in grado di percepire stratificazioni ad ogni latitudine e capace di dare un senso maggiore al vuoto cosmico che gira intorno. Il nuovo lavoro dei Pinhdar è una visione multisettoriale di eleganza racchiusa all’interno di tracce che abbandonano il minimalismo del primo lavoro per costruire architetture degne di essere comprese attraverso un ascolto che si fa punto essenziale e a tratti discostante di oniriche immagini psichedeliche che ci accompagnano in un mondo fatto di costrutti essenziali e pronti a stupire. Sono dieci tracce da In the woods fino a At the gates of dawn, passando per Cold river, il singolone Humans, Abysses, in un vortice emozionale che racchiude Radiohead, Portishead, Massive Attack, gli Archive per un suono colmo di rimandi agli anni novanta e ad un bisogno sempre vivo di creare un qualcosa da ricordare. A sparkle on the dark water suona complesso e immediato, un disco davvero interessante e forse unico nel panorama italiano.


Duocane – rAmen (Autoproduzione)

Duocane - rAmen 2024

Un disco sull’abbandono e sul ritrovarsi, una potenza sonora deflagrante e non troppo attaccata alle mode che produce interiorizzazione in grado di oltrepassare le frontiere anche se il cantato resta in italiano. Una prosa in musica decisamente coinvolgente e diretta, senza fronzoli che vede il duo pugliese preparato nell’impresa di creare sostanziali stati di euforia cosmica accelerata e senza freni. rAmen è un album composito che non tradisce le aspettative e affronta la realtà con uno stile del tutto personale, concentrico e vivo. Un insieme di pezzi che cerca di dare significato al mondo intorno partendo dai vissuti della quotidianità e concentrando l’attenzione nei confronti del singolo istante. Poi si pensa, D.o.c., Rosiko!, Acinino, La luna giù per il camino, sono esempi mai lineari di una forma canzone che trova, nel darsi, una valvola di sfogo e nel contempo un punto di incontro essenziale con ciò che sarà.


Roxenne – Pyroxene (Autoproduzione)

Pyroxene - Roxenne - recensione

Suono avveniristico e coinvolgente per l’esordio della polistrumentista parmigiana Rebecca Magri che per l’occasione sfodera dal cilindro delle magie, prodezze raffinate che ammiccano ad un suono d’oltreoceano da Julee Cruise, Chromatics passando per Lana Del Rey fino ad approdare a territori nostrani interfacciando l’esperienza con le suadenti visioni di band come Amycanbe mescolati ad una sorta di psichedelia concentrica alla Motorpsycho. Il tutto si muove tra cantato in italiano e in inglese. Non ci sono confini, solo barriere da abbattere e questo viaggio stellare racchiude una bellezza che si diffonde e diventa meraviglia. Una profondità raccolta e inedita che strizza l’occhio ai ’90 innescando nell’ascoltatore un senso di continuo fluttuare etereo e sognante, elettrizzante e lisergico. Pyroxene è una miccia pronta per essere accesa. Un raffinato quadro pop che trova nell’elettronica alternative un punto di svolta necessario e sincero.