Call me Platypus – Shame on (Autoproduzione)

Acidi e puramente rock and roll questi “Call me Platypus” si fanno portavoce di un’immediatezza strillata ai quattro venti in attesa di creare un vortice di tensione crepuscolare che esplode in grida e ritornelli.

Un piccolo ep che racchiude potenza ed energia sonica, cambi di tempo repentini e sincopati accompagnati da una virata di riflessi ultravioletti ad incrinarsi nello specchio della vita regalando emozioni a non finire.

Il tutto è mescolato ad una sapiente new wave contaminata dal punk fine ’70 e dal più moderno “targato 2000” che in qualche modo incrocia la rabbia di “At the drive in” al pensiero introspettivo di gruppi come “Editors”, passando per le chitarre della “Gioventù sonica” e dei “Green day”

Il piccolo disco vede l’apertura di “Indians” battagliera e corrosiva, passando per le forme più rock soft che si aprono nel finale di “Conduit engine”, “Sonic samba” e “Pegasus plumcake” rappresentano il punto di incontro della melodia con la poesia lasciando l’epilogo alle improvvisazioni pumpkiane di “Neomelodic goes intergalactica”.

Un disco ricco di spunti questo, che riesce ad amalgamare diverse situazioni da punti di vista di certo particolari e originali. Una buona prova che lascia sperare in un’opera più piena e compiuta nei prossimi mesi/anni in grado di regalare ascolti nella quasi follia della proposta. Promossi.