Cadori – Cadori (Autoproduzione)

Finalmente un ragazzo che va oltre il cantautorato penoso e ripetitivo che rispecchia l’attualità dei premi Tenco, povero Tenco, e derivati.

Cadori regala emozioni e sembra quasi di ascoltare, per scelta di stile e arrangiamenti, quel Bon Iver a metà tra il For Emma e il successivo omonimo.

Arrangiamenti essenziali, solidi, che si intensificano con il passare delle canzoni.

Istantanee racchiuse da colori velati, seppia, una chitarra acustica che fa il suo dovere e un’elettronica non gridata, non disturbante, ma che ti abbraccia come un caldo manto invernale di lana, tra l’umidità dei vetri di un’auto che aspetta la nascita di un nuovo amore.

Pezzi come Countri 1 o la meditativa Fuori cadono fulmini sono sufficienti per riassumere un pensiero, una ragione per cui credere che tutto quello che ci sta attorno vale la pena di essere vissuto.

Notevole il cambio di stile in La brutta musica, una techno dal richiamo lontano che fa calar le luci in Tempeste di sole e chiudere il cerchio con Le cose.

Album riuscito, pieno di immagini di un crepuscolo lontano, che guarda al nuovo giorno con l’introspezione di chi solo sa regalare poesie che rimangono nella nostra mente.