Bug – O’Brien Shape (Autoproduzione)

Suoni che escono da una scatola oscura e si infilano attraverso un cordone che lega il passato al presente, sperimentando sonorità che ammaliano per completezza, ma anche per stratificazione ricordando per certi versi i suoni degli anni ’70 capaci di intrecciarsi a quelli più moderni degli anni ’90 tra il prog, il nu metal, il funk e il grunge in sodalizi ammirevoli capaci di dare vita ad una sorta di concept album sullo sgretolarsi dell’uomo moderno. I Bug sono una band di Varese, una gruppo che suona assieme da poco tempo, ma che in questo caso dimostra, attraverso il primo EP, una sorta di unione mistica capace di ripercorrere esigenze che si stagliano oltre i pre-concetti in nome di un qualcosa di strutturato e che colpisce per passione d’intenti.  Sei sono le tracce e sei, molto probabilmente, sarebbero le volte necessarie per riascoltare l’intera produzione per carpirne il progetto nella sua interezza. Le canzoni non entrano subito in testa e questo badate, è un bene, questi pezzi sono sprazzi di ingegno che ottengono lo sperato proprio quando pensavamo di aver perso tutte le speranze in un cerchio continuo atto ad implementare un bisogno di suonare che va oltre l’album in sé, ma si fa primo capitolo essenziale, spero, di una lunga storia.