Beatrice Antolini stupisce ancora con il nuovo album uscito per la Tempesta, Beatitude.
I suoni si fanno molto più osati e i territori che la nostra esplora si avvicinano di gran lunga ad una sperimentazione sonora che unisce il gusto per le liriche compresse ed ermetiche e l’apertura musicale nei confronti di una mescolanza di generi sempre nuovi.
Rapito e confuso dalla commistione inusuale mi approccio al disco come fossi assorto a contemplare un quadro rock dalle tinte elettroniche dove le cavalcate poderose si assottigliano in note di piano eloquenti e capaci di quella comunicabilità che solo i grandi artisti sono in grado di esibire.
Questo è un disco maturo e compiuto, che lascia il campo aperto a nuovi e veritieri approfondimenti verso ciò che ancora non conosciamo.
Il tutto parte con Spiders are not insects che lascia aperture sognanti a DNA e all’incidere di batteria e chitarra in arpeggi smorzati.
Si prosegue con Dromedarium, un gioco di parole che si comprende fin dal titolo dell’album per spaziare a sonorità alla Danny Elfman fino ad Anyma L canzone in più parti con pianoforti e incursioni sonore alla Bat for Lashes.
Un disco meraviglia, non comprensibile appieno al primo ascolto, ma che ha bisogno di essere assimilato, nonostante questo la classe c’è e tanta e il desiderio di fondere suoni per raggiungere un qualcosa di eterno e senza confini è ormai divenuto il marchio di fabbrica della cantautrice.