AMYCANBE – Wolf (Open Productions)

Lo vedi da lontano e subito ti fa paura, lo intuisci appena tra le distese di neve che si confondono in parte con le nuvole del cielo. Ti avvicini lentamente e scopri che l’animale che ti sta guardando è impaurito come te, ma emana bellezza, quella bellezza a cui non sai rinunciare, avvicinandoti puoi vederlo negli occhi e capirlo profondamente, un lupo selvaggio che ha bisogno di essere compreso.

Questa è la sensazione che si ha al primo ascolto di Wolf nuovo disco degli AMYCANBE, un passare tra terre desolate in cerca di creature meravigliose tra sali scendi emozionali che incantano per eterea bellezza e si fanno portatori di un suono internazionale da classifica che non sfigurerebbe in qualsivoglia colonna sonora di film introspettivo.

Si perché quello che i quattro di Ravenna compiono è un viaggio dentro a Noi stessi, scavando profondità e cercando fiori rari su manti innevati, colpiti dal colore, colpiti dalla grandiosa solitudine che ti ammanta come un velo di calore in inverno.

Inutili le presentazioni perché i nostri godono di un grande rispetto all’estero, tra collaborazioni con musicisti e producers inglesi e americani come la presenza, anche in questo disco, di Mark Plati al missaggio, conosciuto per i suoi lavori con Bowie, Prince, The Cure…

Incrociatori sonori tra Bat For Lashes e l’elettronica di Air, passando per Bon Iver e James Blake, che partono per territori inesplorati e convincono a dismisura, pezzi di Comaneci in Wolves, arrangiata chitarristicamente da Glauco Salvo che con Francesca Amati condivide il parallelo progetto acustico, si stagliano al suolo immacolando capacità espressive fuori dal comune per una band italiana che ha il sapore dell’oltreoceano, quasi a confondersi a dismisura.

Un’opera quindi che si congela e si mantiene nel tempo, tra pezzi memorabili come Fighting e 5 is the number passando per Bring back the grace e Febbraio a stabilire una realtà priva di confini, essenziale e matura; si perché questo è un disco pieno di maturità, capace di affrontare la musica da un altro punto di vista e questi ragazzi meritano di essere consacrati parte di un’Italia musicale, parte di un tutto che li vede protagonisti, come quel lupo che tutti temono, ma che se visto da vicino da la forza di sperare.