D.In.Ge.Cc.O. – Bacanadera (Waste noise records)

BACANADERA

Non ci sono regole per la follia messa in musica, messa in scena, dal producer e compositore D.In.Ge.Cc.O. Un suono atipico, capace di mescolare più stili, si sposa con una qualità sonora e costruttiva elevata capace di perpetuare melodie mai raffinate, ma piuttosto intrecciate a mondi paralleli in continui sali scendi esperienziali e di sicuro effetto. Bacanadera è l’essenza tribale del nostro migrare. E’ la sensazione scomposta dell’andamento della corrente durante il mare in tempesta in attesa della quiete che verrà. Oniriche visioni si frappongono all’intensa produzione di elementi sonori che caratterizzano questo disco ricercando nuove strade da percorrere, nuove vie da seguire. Anche qui il viaggio diventa necessario elemento costante per comprendere il nostro venire al mondo. Un viaggio interiore, prospero e capace di raccontare, fino all’ultimo, punti vista, azioni e immagini, tra jazz, elettronica e world music d’avanguardia per un album vissuto, eccentrico ed intenso.


LOMII – We are an island (Autoproduzione)

WE ARE AN ISLAND - LOMII

Disco per viaggiatori esistenziali che ricorda per certi versi le elucubrazioni sonore dei Rue royale. Una mescolanza di indie, di pop, di musica folk, di voci che si intrecciano in grado di creare atmosfere uniche e per certi versi irripetibili. We are an island nasconde una bellezza cosmica, una bellezza dal sapore di altri tempi che vaga nell’eternità e cerca nel bagliore del momento un segno, un gesto, un senso profondo a questo stare al mondo. I LOMII ci consegnano un album d’esordio carico e introspettivo. Dentro ci si ascoltano gli Of monsters and men, i Postcards, ma anche tutta una serie di influenze che abbracciano la tradizione, donando il profumo tangibile di un sogno ad occhi aperti. Meraviglia l’inizio affidato a The traveller passando per Mary Ann, Pale Skin, My house is your home, Kismet per un risultato d’insieme sorprendente, luminoso, immensamente vasto.


HLFMN – Double mirror (Autoproduzione)

Seismic Love - Hlfmn | Shazam

Mondi, introspezioni, intimismo, rarefazione cosmica, suoni minimali, concentrici che spaziano da qui all’infinito attraversando vaste pianure all’interno della dance floor della nostra anima in un sodalizio comune e costruttivo di bellezza suadente che incrocia Modeselektor, Apparat, Dead can dance per una musica che allarga spazi, visioni, futuri. Half man ci porta all’interno della sua realtà stratificata grazie ad una musica elettronica di facile presa, una musica che unisce mondi, li colora, segnando la via, una via indiscutibilmente ricca di anfratti e posizioni da cui ammirare l’evoluzione del nostro esistere. Da The sorcerer fino a Expansion il nostro sa regalare emozioni a non finire cercando di unire il fisico al metafisico in una sorta di bolla esistenziale capace di prendere direzioni, a tratti, davvero inaspettate. Bene così.


Migraine – Migraine (Dirty brown records)

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "MIGRAINE"

Propulsione sonora intrecciata alla vita che ci circonda grazie a pezzi in sovraesposizione che arrivano al nocciolo dell’essenza attraversando pareti ineluttabili fatte da un suono carico, impattante e a dir poco esclamativo. I Migraine ci regalano un disco impreziosito da un spettacolare desiderio di appartenenza alle forme quasi desuete del rock per come lo conosciamo. Un alternative che incontra lo stoner, il grunge, la deriva di inizi duemila e la rinascita sulfurea dal sottosuolo incendiario degli ultimi anni. Il disco in questione è un concentrato di rabbia ed essenza. Già nel singolo Last Shot si può intravedere ed assaporare un brivido di fisicità ed emblematica passione per l’essenzialità del suono, delle aperture in divenire. Pezzi invece come Winter sadness, Splice, Files and nails catturano l’attenzione incendiando già dalle note introduttive e ingabbiando, con l’oscurità, una luce sempre più fievole. I Migraine intrappolano una nazione malata e la raccontano grazie a pezzi attuali e giustamente incazzati, lo fanno con l’esperienza di chi non ha nulla da perdere, ma solo da guadagnarci.


Dei perfetti sconosciuti – Fuori (Autoproduzione)

DEI PERFETTI SCONOSCIUTI - Fuori - TuttoRock Magazine

Atmosfere rarefatte si sposano con un sound eccellente che ricorda i Negramaro degli esordi imbrigliando di luce e sensazioni un disco fatto per colpire al primo ascolto. Tornano i Dei perfetti sconosciuti con un album ispirato e raccolto, un album che parla di introspezione attraverso memorie che diventano necessità vibrante sul tavolo dell’esistenza in contesti alternati che riecheggiano e costringono l’atmosfera circostante a ricercare una continua, propria, valvola di sfogo. Fuori è un album che parla di vite e di incontri. Un insieme di tracce che analizzato, da vicino, ha il sapore della migliore terra d’Albione in un mix esplosivo di indie rock capace di vagare all’interno della nostra penisola con uno stile a tratti originale e sicuramente ispirato. Undici pezzi, da Apri gli occhi fino a Mi godo il brivido che sinceramente, per genere e stile, non si sentivano da un po’ e che riescono a valorizzare un disco da ascoltare mai in dissolvenza, ma sempre in primo piano.